Rassegna storica del Risorgimento

SALMONA AURELIO CARTE
anno <1991>   pagina <492>
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Amelia Pontecorvo
che, a soli cinque mesi dal colloquio dianzi citato, Aurelio Salmona fu autore, firmandola in qualità di segretario del Comitato triestino-istriano, di una nuova, ancor più risoluta e vibrante protesta, che, tramite il prof. Carlo Combi, doveva essere consegnata e illustrata allo stesso Cairoli per informarlo dell'ardore febbrile che agitava le associazioni irredenti­stiche, ormai divenute impazienti II documento fu recapitato: esso metteva il Presidente del Consiglio di fronte all'imperiosa realtà del momento, scaturita appunto dalle riserve di agire manifestamente espresso dal Governo,
.. o si doveva annullare l'azione dei Comitati e assumere la funzione di spegnitoi di qualsiasi agitazione nel Regno, magari tenendo viva la fiamma delle agitazioni delle Provincie irredente, oppure conveniva secondare i conati dei più pazienti e più arditi e, con l'appoggio del partito più avanzato, unirsi a coloro i quali non più tardi della prossima primavera vogliono fare qualche cosa (una spedizione) sia pure meschina e disperata... la quale non riuscirà che apparente­mente ad aumentare il numero delle vittime dell'indipendenza nazionale [...] porrà intere Provincie in stato di ribellione e sarà facile occasione ad alcuni partiti e fazioni che siano di sollevarsi.
Sorvolo su altre considerazioni di carattere politico, che sono state peraltro accuratamente commentate in un articolo di Arturo Codignola, pubblicato negli Atri del Congresso di storia del Risorgimento svoltosi a Trento nel 1955, per riferire piuttosto in questa sede il passo finale della protesta nella quale il Salmona, rivolgendosi al Combi quale inter­mediario, così si esprimeva:
Ripetete al Cairoli la viva esortazione di volere, poiché egli si trova ministro, scongiurare uno di quei disperati e generosi tentativi delle Provincie Irredente, i quali, nuovo Aspromonte e nuova Mentana, indubbiamente assecondati dai cittadini di tutta libera Italia indurrebbero con la forza che viene dalla decisa volontà del popolo ad una violenta soluzione della questione di Trieste e di Trento.
Dite a Benedetto Cairoli pure a nome nostro che non per nulla i martiri suoi fratelli hanno cresciuto lustro al suo nome, già tanto venerato; a dura prova è posto, ne conveniamo, l'animo suo e il suo ingegno; il giorno in cui una vera Villa Glori avesse a registrare la storia italiana, le ombre di Enrico e Giovanni suoi martiri fratelli sorgerebbero a chiedergli stretto conto del nuovo eccidio, sorgerebbe l'ombra di Adelaide Cairoli, degna interprete del dolore delle madri derelitte, a rimpiangere che suo figlio Benedetto abbia lasciato barbaramente uccidersi altri giovani figli d'Italia.
Non fu retorica, come ben commenta il Codignola, la propaganda irredentista di tanti esuli da Trieste, da Trento e dall'Istria, ma testimo­nianza di una fede sentitamente vissuta.
Intanto, nel mese di luglio 1878, l'arruolamento di nuove leve per provvedere alla campagna da parte dell'Austria in Bosnia ed Erzegovina provocava l'esodo da Trieste di un'altra fitta schiera di giovani diretta verso le coste anconetane; il 17 luglio, per mezzo di un trabaccolo, approdava a Senigallia Guglielmo Oberdan* L'annuncio del suo sbarco, con altri tre compagni, era stato dato da Pietro Lanciani ad Aurelio Salmona che, insieme al conte Bosdari e al cittadino Domenico Barilari,