Rassegna storica del Risorgimento
SALMONA AURELIO CARTE
anno
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1991
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pagina
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507
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Libri e periodici
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emerge chiaramente la figura dell'uomo politico, con la sua fede nella libertà e nel progresso, con il suo alto senso dello Stato e con la sua convinzione di essere al servizio della società.
Da tutto questo complesso di studi la figura del Paleocapa risalta e grandeggia e si presenta a noi come un tipo di uomo di cui forse oggi sì è perduto lo stampo e di cui si sente molta nostalgia quando si rivolga lo sguardo al nostro attuale panorama politico. Il volume, pregevole sotto tutti i punti di vista, è completato dall'indice delle fonti archivistiche, dall'indice dei nomi e da due inserti riproducenti in facsimile due mappe ottocentesche del territorio veneto e della laguna.
GIOVANNI PIIXININI
Proprietà borgliese e latifondo contadino in Irpinia nell'800, a cura di Annibale Cogliano; Gesualdo (Avellino), Quaderni Irpini, 1989, in 8, pp. 536. L. 35.000.
Le tesi di Emilio Sereni sull'incameramento, da parte di una borghesia meridionale retriva ed assenteista, di buona parte dei beni demaniali ed ecclesiastici immessi massicciamente sul mercato a partire dagli anni '70 del secolo scorso, col conseguente rafforzamento di una agricoltura latifondista e di un dominio sociale senza eguali, tesi che egli a suo tempo espresse ne II capitalismo nelle campagne (1860-1900) (Torino, Einaudi, 1947; nuova edizione 1968), hanno recentemente ricevuto conferma, sul piano locale, per quanto concerne l'Irpinia.
Come è noto, si tratta di un'area appenninica storicamente compresa tra il monte Taburno e la valle del fiume Calore, ma oggi riferita a tutta la provincia di Avellino. Ad essa, più precisamente allo stato dell'agricoltura e della proprietà agraria nell'Ottocento, è dedicato il terzo numero di una rivista storica (i Quaderni Irpini) la quale già nei numeri precedenti (La transizione dal fascismo alla Costituente in Irpinia (1937-1946), 1988; 1860 - L'Irpinia nella crisi dell'unificazione, 1989) aveva cercato di analizzare alcuni nodi storici della regione.
Questo Proprietà borghese e latifondo contadino in Irpinia nell'800 cui andrebbe affiancata la lettura della ricerca di G. Covino, Contadini e proletari nel Mezzogiorno. Il caso dell'Irpinia, Avellino, Centro Dorso, 1986 ha preso le mosse dal primo numero della rivista al fine di ricostruire l'assetto fondiario di tutta l'area in quella che è stata probabilmente la fase più critica, stretta tra l'eversione della feudalità e la crisi agraria degli anni '80 (preceduta e seguita dalla vendita dei beni demaniali ed ecclesiastici).
Si è trattato, senza dubbio, conoscendo anche lo stato delle fonti, di un lavoro lento e faticoso concretizzatosi alla fine in una serie di saggi coordinati da Annibale Cogliano che, pur tra inevitabili difformità (va infatti ricordato che i contributi di R. De Lorenzo, A. Postiglione e G. Panico avevano già visto la luce in altra sede), riescono nel complesso a realizzare la difficile messa a fuoco di rilevanti questioni di ordine locale.
Quelli dedicati al secondo Ottocento, pur partendo da un'analisi volta a ricercare quei fattori di mutamento o di permanenza, non hanno fatto comunque che confermare quanto già emerso, a suo tempo, dalle due grandi inchieste agrarie governative, quella Jacini (1877) e quella Faina (1906), Infatti, la diffusione del seminativo estensivo