Rassegna storica del Risorgimento
SALMONA AURELIO CARTE
anno
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1991
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pagina
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Libri e periodici
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sia in tema di questione sociale che anche riguardo alla concezione generale della vita. Concludono il bel volume la relazione di Vincenzo Pirro sull'attività forense di Petroni e quella di Tèlesforo Nanni sull'intenso ricordo da questi lasciato a Terni, ricostruito attraverso i giornali della sua città di adozione.
GIAN BIAGIO FURIOZZI
FERDINANDO PETRUCCELLI DELLA GATTINA, La rivoluzione di Napoli nel 1848, a cura di FRANCESCO TORRACA, con introduzione di Luigi Parente (Biblioteca federiciana, 11); Venosa, Edizioni Osanna, 1990, in 16, pp. 204. L. 20.000.
Il libro venne pubblicato per la prima volta nel 1850 a Genova durante l'esilio, che lo scrittore fu costretto a soffrire in seguito alla sua partecipazione al fallito moto di Calabria; la pubblicazione in esame, edita nel centenario della sua morte, ricalca fedelmente quella curata nel 1912 per conto della Società Editrice Dante Alighieri da Francesco Torraca, a cui spetta il merito di aver riesumato questo libro dal prolungato oblio nel quale era caduto.
Alla vigilia del '48 Petruccelli nato a Moliterno, in Basilicata, nel 1815 ha ormai abbandonato la carriera medica, al fine di poter sviluppare pienamente la sua innata propensione ad un impegno politico attivo, che lo condurrà alla nomina di rappresentante al Parlamento napoletano. Già autore di un paio di romanzi, fonda a Napoli, insieme ad altri tre collaboratori, il giornale di ispirazione radicale Mondo vecchio e Mondo nuovo, stampato dal febbraio al settembre 1848. Proprio questa coesistenza in lui di abilità letterarie e giornalistiche caratterizza l'impianto costruttivo del libro. La vena lirico-narrativa è mirabilmente espressa dall'A. nel tratteggiare alcune figure, bozzetti per meglio dire, del mondo rurale meridionale: il contadino diffidente nei confronti del potere oscuro ed immanente della città e dei suoi organi rappresentativi; il prete, obiettivo indiscusso della sua aspra invettiva anticlericale; la donna del meridione vagheggiata come esempio di onestà e dedizione. Viceversa, un taglio maggiormente analitico ed interpretativo traspare dalle pagine dedicate alla descrizione degli stati d'animo, delle posizioni politiche e delle oscillazioni occorse tra i deputati ed i liberali disorientati ed incapaci di reagire prontamente al colpo di Stato, che il 15 maggio stava materializzandosi davanti ai loro occhi. La scarsa coesione interna del movimento liberale napoletano fa individuata da Petruccelli quale causa primaria del fallimento rivoluzionario; al contrario egli stesso, ed in genere tutta l'area democratica, non sembrava valutare correttamente la profonda aspirazione contadina al possesso della terra, auspicando che l'intero avviamento costituzionale risultasse di matrice borghese ed intellettuale, senza alcun profondo rivolgimento nelle campagne. Conformemente a tale presa di posizione, in cui risulta evidente la preoccupazione di contenere sviluppi imprevedibili, Petruccelli si oppose inutilmente all'esilio dei Gesuiti da egli stesso attaccati su di un piano puramente ideologico imposto dalla pressione popolare al titubante ministro Bozzelli, in quanto atto formalmente anticostituzionale e non deliberato da alcuna rappresentanza nazionale.
In passato, un'accusa mossa all'A. concerneva la sua presunta parzialità nel riportare i fatti; tale giudizio, in alcuni casi rigidamente preconcetto, dovrebbe essere riveduto alla luce di una spassionata lettura di questo saggio, nel quale, nonostante alcuni particolari possano risultare alterati dal personale coinvolgtmcnto dell'A. nelle