Rassegna storica del Risorgimento
SALMONA AURELIO CARTE
anno
<
1991
>
pagina
<
519
>
Libri e periodici 519
liberali austriaci, già dopo il 1861, lo resero inoperante con l'approvazione di una serie di leggi sul matrimonio civile, sull'insegnamento, sull'equiparazione dinanzi allo Stato dei culti non cattolici sino alla sua formale abrogazione nel luglio 1870.
I principi vescovi di Trento, perduta l'autonomia temporale nel 1802, furono sacrificati negli anni seguenti alle esigenze della politica conciliativa con Vienna intrapresa dalla Santa Sede: all'imperatore venne attribuito il diritto di nomina e alla diocesi fu tolto il privilegio della diretta dipendenza da Roma con l'inquadramento, in funzione subordinata, nella provincia ecclesiastica di Salisburgo.
II circostanziato studio di Sergio Benvenuti fondato su una copiosa documentazione archivistica ripercorre le linee dell'azione pastorale e politica dei vescovi di Trento tra 1861 e 1918, azione che dovette misurarsi con problematiche locali implicanti anche l'intervento o l'interesse del potere centrale tra le quali emerse, negli anni compresi tra l'inizio del secolo e la guerra mondiale, la rivalità tra la componente italiana della popolazione diocesana, nettamente maggioritaria, e la componente tedesca.
Dopo il 1861, e ancor più dopo il 1866, divenne estremamente importante per Vienna poter contare nel Trentino mistilingue su un clero politicamente affidabile, fornito di qualità mediatrici adatte alla bisogna oltre che di carità cristiana. Indubbiamente i principi vescovi Riccabona (1861-1879), Della Bona (1879-1885) e Valussi (1885-1903) soddisfecero a questi requisiti ma, paradossalmente, giunsero loro dalle autorità statali le maggiori difficoltà per lo svolgimento dell'attività pastorale, in modo particolare per il sostegno fornito dalla legislazione imperiale alle comunità protestanti nell'attività di proselitismo nel Tirolo, roccaforte del cattolicesimo austriaco: il comportamento del potere civile fu avvertito come ima intollerabile provocazione, un attentato all'unità della fede cattolica della regione. I principi vescovi reagirono con petizioni all'imperatore, alla Dieta di Innsbruck e al Parlamento di Vienna, protestarono contro le seduzioni liberali alle quali cedeva il governo e contro il rimontante giuseppinismo, soprattutto pubblicarono lettere pastorali al clero e al popolo in cui ponevano in guardia contro i pericoli del protestantesimo. Va notato che in questi documenti i vescovi colsero il destro, in varie occasioni, per esprimere il proprio pieno sostegno alla causa temporalista del papato e per condannare l'intollerabile cattività a cui era sottoposto il vicario di Cristo da parte dell'empio, liberale, massonico, e dunque criptoprotestante governo del regno d'Italia. Questo fervore antitaliano si attenuò alquanto al tempo della stipulazione della Triplice Alleanza, giungendo a scomparire negli anni successivi, soprattutto nel nuovo secolo, in condizioni politiche e culturali assai mutate; la fedeltà tradizionale all'imperatore, rafforzata negli anni Ottanta dall'attenuazione della politica liberale e anticattolica dei governi austriaci, indusse i vescovi tridentini ad assecondare gli interessi dell'Àustria-Ungheria che non coincidevano, in quei momenti, con quelli della Santa Sede, affaccendata a tenere in piedi la questione romana presso le cancellerie europee.
La 'Rerum novarum suscitò fervore d'iniziative in molti cattolici della diòcesi di Trento, sia nella parte italiana sia in quella tedesca; in quest'ultima venne a delinearsi, negli anni a cavallo dei due secoli, un contrasto molto aspro tra il partito cattolico conservatore e il nuovo partito cristiano-sociale che raccoglieva proseliti tra la media e piccola borghesia dei centri urbani. Il vescovo Valussi tentò di compiere opera di mediazione ma le sue simpatie per i conservatori valsero ad insospettire i giovani cattolici tedeschi tra cui sempre più numerosi anche i sacerdoti e il suo successore Celestino Endrici (1903-1940) continuò la medesima politica, tentando di preservare una certa compattezza al movimento politico cattolico, sino a quando non si persuase a riconoscere esplicitamente nei cristiano-sociali la forza emergente e vittoriosa,