Rassegna storica del Risorgimento

SALMONA AURELIO CARTE
anno <1991>   pagina <520>
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520 Libri e periodici
più moderna e utile per la chiesa locale. Del resto nel Trentino italiano, comprendente i tre quarti dell'intera popolazione diocesana, il partito popolare degasperiano, fondato nel 1905, non ostacolato, a stare a quanto testimonia lo stesso De Gasperi, anzi apertamente sostenuto dal vescovo, riscuoteva l'unanime consenso dei cattolici. Ma essere vescovo italiano nel primo quindicennio del secolo, quando le passioni nazionali appro­fondivano il solco tra le due comunità, significava venir guardato con sospetto, o addirittura con ostilità, dalla minoranza tedesca presso la quale compiva rapidi progressi la propaganda pangermanista.
Il problema nazionale si era già posto drammaticamente nel 1848, quando venne avanzata da più parti la proposta di separare dalla diocesi tridentina i decanati tedeschi per annetterli a quella di Bressanone, etnicamente omogenea. Dopo la formazione del regno d'Italia e la perdita del Veneto, quando il Trentino divenne terra di confine e si rese necessario tenere a freno, da parte delle autorità austrìache, le attività degli irredentisti, i vescovi si fecero attivi propugnatori dell'integrità territoriale dell'impero, scoraggiarono ogni minimo cedimento al sentimento nazionale del clero italiano e si unirono di buon grado agli altri vescovi austro-ungarici nella condanna dei nazionalismi che minacciavano l'ordine politico e sociale. Il vescovo Riccabona, anzi, coerentemente con l'ostilità nutrita verso il liberalismo e lo Stato italiano depredatore del patrimonio di San Pietro e feroce nemico della Chiesa universale, negli anni Sessanta e Settanta assecondò la politica governativa volta al rafforzamento dell'elemento tedesco nella zona mistilingue e nelle isole alloglotte all'interno della parte italiana della pro­vincia (p. 162).
Per molti anni i vescovi tridentini combatterono apertamente la propaganda astensionista, in ambito elettorale, delle organizzazioni irredentiste italiane che intendevano delegittimare in questo modo il dominio austriaco sulla provincia: erano gli anni in cui in Italia rintransigentìsmo dell'Opera dei congressi, forte del non expedit della Sacra Penitenzieri a, imponeva alla coscienza dei cattolici di non partecipare alle elezioni politiche per non concedere neppure un indiretto riconoscimento all'odiato usurpatore subalpino . Per circa quaranta anni, dunque, fu possibile coniugare la lotta per la preservazione dell'integrità cattolica della diocesi contro le ingerenze evangeliche con la fedeltà alla casa d'Asburgo e con l'opposizione alla propaganda nazionalista degli italianissimi . Ma il nuovo secolo conobbe profondi cambiamenti di rotta in merito alla questione nazionale, cambiamenti generati sia dal mutato atteggiamento della Santa Sede nei confronti del regno d'Italia sia dai nuovi termini, giudicati assai pericolosi per il cattolicesimo tridentino dal vescovo Endrici, in cui vennero a configurarsi i rapporti tra comunità tedesca e italiana.
Giolitti e Pio X aprirono una nuova era nella storia dei rapporti tra Stato e Chiesa e tra cattolici e laici in Italia: l'attività politica di molti notabili cattolici, sollecitata dallo statista di Dronero e tollerata dal Vaticano si affiancò all'azione sociale di sindacati, cooperative, casse rurali e artigiane, animate da giovani attivisti in varia guisa legati al movimento democratico cristiano; il non expedit, pur non essendo stato ancora abrogato, veniva ampiamente eluso nelle elezioni politiche. La questione romana restava formalmente aperta ma il sentimento nazionale italiano, la coscienza di appar­tenere ad una collettività che si riconosceva in quello Stato nato dalle lotte risor­gimentali, si faceva strada presso i cattolici e presso buona parte dell'episcopato italiano (si pensi ad alcune entusiastiche manifestazioni di patriottismo in occasione della guerra libica).
Jl/Endrici, che pure era salito alla cattedra episcopale grazie alle buone referenze antirredentiste che lo avevano reso accetto al governo austriaco, non potè ignorare che