Rassegna storica del Risorgimento
SALMONA AURELIO CARTE
anno
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1991
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Libri e periodici
per esaminare il problema della nuova tariffa italiana, con particolare riguardo ai vini ed ai cotoni. Era specialmente lo Yorkshire, le cui fabbriche di tessuti misti di lana e cotone vestivano buona parte delle classi medie italiane, a premere perché il governo inglese ottenesse da quello italiano un chiarimento, nel timore che i nuovi dazi avessero una funzione protettiva. Luzzatti osservò che i vini costituivano per l'Italia ciò che i manufatti erano per l'Inghilterra e, perciò, sostenne un equo trattamento in Inghilterra per i vini italiani ed in Italia per i prodotti dell'industria inglese. Ben poco, però, di veramente sostanziale si raggiunse nei colloqui di Londra.
Più. tardi, in Italia, in seguito alla caduta della Destra, il Luzzatti rassegnava il mandato di negoziatore dei trattati commerciali. Non cessava, tuttavia, di occuparsi del problema e di influire sui negoziati, perché il Depretis, pur non rinnovandogli sul piano formale quella sorta di delega esclusiva concessagli dal Minghetti per la conduzione delle trattative, gli riconobbe di fatto un ruolo molto vicino a quello dì un ministro senza portafoglio e lo premeva con frequenti richieste di notizie, suggerimenti e consigli. Con l'avvento della Sinistra al potere, le relazioni tra i due uomini si infittirono. Il carteggio Luzzatti-Depretis, specie dal gennaio al luglio 1887, documenta come il primo seguisse con attenzione il contenzioso tariffario con la Francia e come i suoi suggerimenti fossero spesso oggetto di istruzioni del Depretis all'EUena ed all'Axerio, i nuovi negoziatori ufficiali di parte italiana. La situazione si sbloccò dopo la caduta del ministero Simon e l'avvento del governo Broglie, che si affrettò ad accordarsi con ' l'Italia. Firmata il 6 luglio 1877, la nuova tariffa convenzionale italo-francese venne presentata qualche mese dopo alla Camera dei deputati. La relazione, parlamentare che precede la discussione venne svolta dal Luzzatti, al quale venne anche affidato il compito di illustrare la relazione della Commissione parlamentare sulla nuova tariffa generale. Egli sostenne che, in linea di massima, il criterio seguito dalla nuova tariffa era di accrescere di un tanto per cento (generalmente del 10 per cento, talvolta del 20 ed in alcuni casi anche di più) i dazi convenzionali, escludendo un inasprimento eccessivo e cercando di equilibrare il sistema degli scambi internazionali sul fecondo principio del do ut des .
Il 15 aprile 1878 la Camera approvò la nuova tariffa generale con 191 voti a favore e 20 contrari. Presentata al Senato il 1 maggio 1878, discussa ed approvata nei tre giorni successivi, la tariffa divenne legge il 30 maggio. Le industrie più favorite dalla nuova tariffa furono quelle tessili, in particolare l'industria cotoniera, ma in una misura che non permetteva di raggiungere lo scopo di avvantaggiare proporzionalmente i due rami della filatura e della tessitura. Il solo compenso concesso all'agricoltura, danneggiata dall'aumento dei costi dei prodotti industriali e dagli ostacoli che il risorto protezionismo minacciava di opporre all'esportazione di alcuni suoi prodotti, fu il lievissimo aumento del dazio d'importazione del frumento, fissato a 1,40 lire il quintale.
Con la definizione della tariffa doganale del 1878, il Pecorari termina l'opera in esame, i cui pregi sono individuabili, oltre che nell'approfondimento sistematico della materia, anche nella chiarezza espositiva, senza alcuna concessione al tecnicismo, ma attenta alla precisione delle informazioni e dei concetti. Il volume si chiude con un'appendice di grafici costruiti su dati tratti dal Movimento commerciale del regno d'Italia ed inerenti aW import-export italiano con la Francia, la Svizzera e l'Austria-Ungheria, per ogni categoria merceologica, dal 1863 al 1878.
VlTTORTÀ FSRRANDINO