Rassegna storica del Risorgimento
SALMONA AURELIO CARTE
anno
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1991
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pagina
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544
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544 Libri e periodici
profonda innovazione dei rapporti di lavoro e delle conoscenze tecniche.
R. Puzzagli, nella sua relazione sulla meccanizzazione delle campagne padane nel dibattito agronomico preunitario, dimostra che anche nelle fasi di utilizzo della trazione animale, si possono avere processi di meccanizzazione, quali il miglioramento dei tradizionali attrezzi di lavoro, che passano da una struttura elementare ad ima complessa, con una crescente presenza delle parti meccaniche, e l'introduzione di attrezzi nuovi elaborati in sede locale o frutto dell'emulazione di esperienze straniere. A tale proposito, egli ricorda il ruolo e l'influenza avuti da Cosimo Ridolfi e dalla scuola toscana nella modificazione dell'aratro tradizionale, con il superamento del disegno simmetrico del ceppo e l'impiego del ferro come materiale da costruzione. La necessità di non confondere meccanizzazione e motorizzazione è evidenziata da A. De Bernardi, che si occupa delle innovazioni delle tecniche agrarie e che individua, nell'introduzione della trebbiatrice, la soluzione alternativa al lavoro manuale. Considerando che le caldaie costituivano i veri e propri motori delle trebbiatrici, l'Autore dimostra come delle 4.860 nuove caldaie, in prevalenza di fabbricazione inglese, presenti sul mercato italiano tra il 1894 ed il 1899, quasi duemila si trovavano nelle province rurali della Valpadana. Le fasi dello sviluppo industriale nel settore della meccanizzazione agricola e l'andamento dell'importazione di macchine agricole (in particolare delle trebbiatrici a vapore) nella seconda metà del secolo scorso sono brevemente esaminati da G. Bigatti. Egli evidenzia l'assoluta incapacità degli stabilimenti italiani di fornire agli agricoltori tutte le macchine di cui necessitavano ed il conseguente ricorso al mercato internazionale, attraverso studi tecnici di ingegneria, tra cui quello di Alberto Riva, che affiancavano all'attività di progettazione quella di rappresentanza di case produttrici estere.
Significativo è l'apporto di R. Bondi, il quale prende le mosse dalla stampa agraria nel Bolognese, dall'Unità alla prima guerra mondiale, come fonte di conoscenza descrittiva , al fine di trarre considerazioni di ordine socio-economico più che notizie tecniche sulle invenzioni. La grande preoccupazione degli articolisti di fronte all'introduzione delle macchine era di convincere i contadini ed i braccianti ad accettare un temporaneo calo occupazionale dovuto alla transizione verso un'agricoltura più moderna, che riassorbirà il lavoro espulso sotto forma di lavoro qualificato, meno faticoso e meglio retribuito. Ma tali previsioni non potevano far presa su masse esasperate da livelli di disoccupazione altissimi, e ben si comprende la posizione di diffidenza verso le macchine, viste come concorrenti sul mercato del lavoro e non come alleviatrici di fatica e fattori di progresso culturale e di elevamento morale , secondo la retorica dei fautori della meccanizzazione. 11 nesso di causa-effetto tra lotte agrarie e meccanizzazione delle operazioni agricole in età giolittiana all'interno della realtà parmense è il punto su cui si impernia la relazione di S. Adorno, che dedica particolare attenzione al rapporto tra il grande sciopero del 1908 e l'incremento del processo di meccanizzazione, considerando questo nesso come una delle molteplici variabili del processo di modernizzazione dell'economia locale. L'Autore concentra la sua attenzione sulle conseguenze delle trasformazioni che ne derivarono: il coinvolgimento di alcuni settori di proletariato agricolo nella gestione delle aziende, nel tentativo di assicurare alti livelli produttivi, ed un violento allontanamento di altri contingenti di manodopera dalle campagne, che aggravarono il fenomeno già latente della disoccupazione, con tutti i corollari, in termini di tensioni politiche e sociali, che ne conseguivano.
Nel quadro generale della materia si inseriscono, segnalandosi oltre che per taluni interessanti spunti critici, anche per l'impostazione metodologica, i contributi di F. Cazzola sul lavoro agricolo, imponibili di manodopera e meccanizzazione e di G. Crainz sui mutamenti del lavoro agricolo nelle aree bracciantili tra il 1940 ed il 1960. Il primo non esclude l'ipotesi che il ritardo causato dai divieti di impiego