Rassegna storica del Risorgimento

SALMONA AURELIO CARTE
anno <1991>   pagina <548>
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Libri e periodici
Cairolì: una strada seguita dalla Sinistra democratica non perché ad essa mancasse un'idea chiara dei problemi internazionali, quanto perché era convinzione diffusa che; il popolo italiano, dopo aver a lungo lottato per liberarsi dall'oppressione straniera, non potesse entrare nella logica dell'imperialismo, imponendo il proprio dominio su altre terre, su altre popolazioni. Le mani nette , per Aquarone, avevano invece soltanto coperto di ridicolo l'Italia di fronte al concerto europeo, relegandola in una posizione di debolezza ed isolamento. Aquarone, finiva, cosi, per giustificare, di fatto, tutte le scelte discriminanti propriamente governative compiute nell'ambito della politica coloniale durante il periodo a cavallo tra Ottocento e Novecento. È indicativa, in questo senso, l'insofferenza dello storico verso l'opposizione an ti africanista, le cui moti­vazioni vengono di volta in volta definite generiche (p. 72), solite, senza troppa originalità (p. 317). Eppure, tanto per citare un esempio, quando la Sinistra radicale batteva sul tasto delle priorità da dare agli investimenti ed ai lavori pubblici nel Mezzogiorno, le cui condizioni non avevano molto da invidiare a quelle delle plaghe africane, poneva una questione reale e molto seria, benché, purtroppo, non originale. E se, certo, prevedibili ed esagerate possono risultare le accuse di affarismo clientelare, di incapacità e di megalomania mosse dall'Ava/?/// a Ferdinando Martini, appare riduttiva l'interpretazione aquaroniana secondo la quale l'antiafricanismo socialista sarebbe derivato da una concezione evoluzionistica e meccanicistica del socialismo. È possibile dire, insomma, che il PSI si opponeva all'espansione coloniale unicamente e semplicemente perché le spese ad essa necessarie avrebbero ostacolato l'accumulazione capitalistica senza cui non si sarebbero realizzate le condizioni per la nascita di un moderno e combattivo proletariato in Italia?
Altrettanto emblematica ci è sembrata la polemica con Angelo Del Boca, che nella sua opera (indubbiamente di taglio più. giornalistico che scientifico) Gli Italiani in Africa orientale dall'Unità alla marcia su Roma aveva avuto il torto, in particolare, di essere sempre solerte nel denunciare le malefatte vere o presunte del colonialismo italiano in Africa (p. 196); aspetto questo al quale Aquarone non volle dedicare (e ciò è già di per sé indicativo) gli stessi approfondimenti che invece riservò ai problemi tecnici ed istituzionali della nostra permanenza in Africa orientale. Ovviamente, non si vuole qui affermare che Aquarone difendesse il colonialismo italiano tout court. Lo spirito analitico, il rifiuto degli schematismi così come degli atteggiamenti declamatori e plateali portavano lo storico ad esprimere critiche severe su quanto accadde in Eritrea ed in Somalia. Ma il nodo fondamentale aveva, a suo avviso, ancora una volta, carattere tecnico. Posto, infatti, che era inevitabile rimanere in Africa orientale, posto che era destino del nostro paese esercitare una politica colonialista, le riserve di Aquarone potevano appuntarsi solo su elementi quali la mancanza di programmazione e di coordinamento o sull'indifferenza per la creazione di adeguati strumenti legislativi mostrata dal governo e dal parlamento. Dato che la nostra perma­nenza nelle lande eritree e nei deserti somali rispondeva comunque alla ferrea razionalità storica dell'imperialismo, tutta la critica aquaroniana non poteva che indirizzarsi contro quei capitalisti italiani riluttanti ad impegnarsi in intraprese coloniali che non fossero di tutto riposo (p. 55), contro le loro velleità a carattere più speculativo che veramente industriale , contro il loro impegno inadeguato sul piano tecnico, organizzativo e finanziario (p. 57). Tipica, in questo senso, la vicenda della Società per il Benedir, rimasta famosa per il cronico disordine amministrativo, per la trascuratezza dei suoi funzionari, per la negligenza e gli abusi inqualificabili nel campo della giustizia, per il totale disinteresse verso la valorizzazione economica della, colonia. Ma, anche qui, è significativo che Aquarone, seguendo fino alle estreme conseguenze il metodo comparativo, ridimensioni notevolmente la connivenza o addirittura l'incoraggia­mento dati alla diffusione della schiavitù in Somalia: dal momento che ci si trovava