Rassegna storica del Risorgimento
SALMONA AURELIO CARTE
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1991
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Libri e periodici
il ciclo di studi, iniziato anni addietro nelle aule delle scuole asburgiche. Infatti, la Firenze di Dante e Boccaccio, la città umanistica per eccellenza rappresentava sempre un mito, con il suo richiamo irrefrenabile, sorta di novella sirena omerica, per gli animi sensibili al richiamo culturale:1) una scelta dettata anche dalla constatazione che alla opulenza materiale di Trieste, non corrispondeva un'altrettanta ricchezza cittadina di istituzioni culturali. Non era solo la prestigiosa università di Firenze, ma anche quelle di Roma, di Vienna e Praga a costituire il naturale luogo di formazione accademica di tanti giovani triestini. A Firenze, dalle pagine della Voce, Giani, con il fratello Carlo, gli amici Slataper e Vivante, delinea il programma dell'irredentismo culturale, e cioè della vera funzione storica di Trieste: centro di convergenza di due civiltà, l'italiana e la slava, destinate ad irradiarsi dalla città giuliana all'intera Europa. Tale concezione storica è chiaramente in antìtesi con l'opposto irredentismo nazionale di Ruggero Timeus, che, ragionando in termini di potenza militare-economica e di intolleranza verso il mondo sloveno e croato, in una visione poi ripresa dal fascismo, vede nella città adriatica solo lo strumento della penetrazione italiana nell'area danubiono-balcanica. Quindi, è netta la contrapposizione tra l'immagine vociana di Trieste e quella nazionalistica. Se la tolleranza e il dialogo sono i princìpi indicati da Stuparich, al contrario, l'antitetico programma nazionalista si basa sulla prevaricazione e sul rifiuto del riconoscimento delle minoranze nazionali e tale visione orienterà la politica di Roma verso le terre giuliane, negli anni tra i due conflitti mondiali. Contemporaneamente all'elaborazione dell'irredentismo culturale, Giani Stuparich intraprende lo studio della storia di Boemia, con il duplice intento di approfondire il passato e di illustrare all'opinione pubblica italiana la complessa e difficile realtà etnica della Mitteleuropa. Da quelle meditazioni nascerà La nazione Czeca, libro pubblicato alla vigilia di Sarajevo, in cui l'autore ricostruisce la genesi e l'evoluzione dello spirito nazionale ceco, che si afferma in contrapposizione agli Austro-boemi, presenti nel crogiolo nazionale boemo e altrettanto fieri sostenitori dei propri diritti storici sul Regno di San Venceslao. Stuparich inquadra il processo storico, in atto nel bacino della Moldava, nel più vasto movimento di rinascita slava in atto nelle terre asburgiche, e manifesta apertamente la propria simpatia, attirandosi cosi gli strali dei nostri nazionalisti. Questi, infatti, sono consapevoli dell'inconciliabilità delle loro tesi rigidamente estremiste con la nuova idea nazionale degli Slavi in genere.
L'autore triestino auspica il rinnovamento dell'Austria-Ungheria su basi federali: è il progetto dell'Austria dei popoli, in cui egli già da studente crede, come negli anni che precedono la guerra che porterà al dissolvimento dell'impero asburgico. La sua è solamente un'illusione, che svanirà alla notizia della tragica morte dell'arciduca Francesco Ferdinando e della consorte Sofia, in una calda mattina dell'estate bosniaca. Maggio 1915, Roma dichiara guerra a Vienna. Giani, il fratello Carlo e l'amico Scipio indossano 11 grigioverde dei Granatieri di Sardegna: dei tre volontari solamente il primo gioirà per la vittoria delle armi italiane, dopo anni di sofferenze indicibili. Con la fine delle ostilità, Stuparich ritorna a Trieste, dove l'odio nazionale presto avrà il sopravvento sulle speranze di un tempo, che deve apparire al Nostro lontano,
t) Scrive Scipio Slataper: Respiravo ai Lungh'Arni. Quando da piazza Vittorio Emanuele ho visto per la prima volta la vetta del campanile di Giotto, mi sono sentito umide le ciglia: io che credo dai sci anni non piango . E ancora: Questa mattina sono stato al Piazzale Michelangelo, profittando di queste giornate pure d'autunno primaverile. Un incanto: l'anima si apre come a un ideale ignoto. E Davide torreggia. II testo in Scipio Slataper, Le lettere a Maria, a cura dì CESARE PAGMNI, Roma, 1981, pp. 84.