Rassegna storica del Risorgimento
MARCHETTI GIOVANNI; STATO PONTIFICIO POLITICA ESTERA 1848
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1992
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Gilberto Pkmirtim
Come si sa, sembrò che tra il 1846 e il '47 il pontefice si forzasse a rispondere poslvamente alle istanze riformatrici, tanto da essere acclamato come il papa liberale. Eccetto poi una generale disillusione dopo che fu noto il testo dell'Allocuzione pontificia del 29 aprile 1848 con il quale Pio IX denunciava la guerra contro l'Austria, preoccupato più che altro da un eventuale scisma della cattolicità tedesca.
L'Allocuzione del 29 aprile determinò le dimissioni del governo dell'Antonelli e l'incarico a Terenzio Mamiani di comporre un nuovo gabinetto. Mamiani riuscì sveltamente a mettere insieme un governo, pressato dai tumulti scoppiati a Roma il 1 maggio e diffusisi in provincia fino ad interessare molte località dello Stato pontificio, tumulti nei quali si era manifestata la protesta popolare contro i contenuti dell'Allocuzione piana e soprattutto nei confronti del disimpegno delle forze romane dal fronte di guerra.4'
La pressione della piazza fortificò Mamiani nel chiedere l'assenso di Pio IX ad un governo composto per la quasi totalità da laici, il cui liberalismo assumeva toni piuttosto moderati, giudicato comunque dagli osservatori stranieri presenti in quei giorni a Roma come un'imposizione dei clubs romani e della guardia nazionale.5* Per tale motivo il governo non fu mai in buona armonia col sovrano, anzi più volte Pio IX ebbe modo di far notare che Mamiani aveva apertamente contravvenuto al Mota Proprio del 30 dicembre 1847, col quale erano state disciplinate le funzioni e le attribuzioni dei nove dicasteri statali. In particolare il Mamiani aveva forzato la mano al pontefice perché acconsentisse allo smembramento della Segreteria di Stato con la creazione di un ministero per gli Affari esteri secolari, affidato poi al Marchetti, e all'unione del dicastero del Commercio con quello dei Lavori pubblici.**
A giudizio dei diplomatici presenti a Roma, e più vicini al Marchetti per rapporti di lavoro ed esigenze di ufficio, non si potè mai affermare che l'amicizia di Marchetti col pontefice avesse subito la pur niinima incrinatura anche se essa si limitò sempre più al solo riconoscimento del valore della cultura letteraria di Marchetti. Pio IX non accettò mai che Giovanni Marchetti gli si presentasse come il ministro degli esteri. E ciò complicò di molto la vita ministeriale del Marchetti.
Può valere per tutte la testimonianza dello Spada il quale nella sua cronaca della rivoluzione romana fa ampio cenno agli attacchi portati contro il Marchetti dal giornale dei chierici progressisti, vicini alle idee giobertiane del Primato, il Labaro, e in particolare un articolo pubblicato nel giugno del 1848 nel quale si affermava che la divisione del ministero degli esteri aveva contribuito solo a recar confusione, anche perché il ministero nuovo, cioè quello del Marchetti, non aveva né sede né perso-
<) A. DE LfEDBKERKE DE BEAUPORT, Rapporti delle cose di Roma ( 1848*1849), a cura di A. M. GHISALBERTI. Roma, 1949, p. 76.
5) Ivi e anche SPELLANZON, op. clt., p. 67.
*) DE LIEDEKERKE DE BEAUPORT, op. eit., p. 65; v. anche ARCHIVIO SEGRETO VATICANO (d'ora in poi A.S.V.), Archivio della Nunziatura di Bruxelles, pos. I, sez. 5, lettera del card. Soglia al nunzio in data 12 agosto 1848.