Rassegna storica del Risorgimento
MARCHETTI GIOVANNI; STATO PONTIFICIO POLITICA ESTERA 1848
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1992
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Gilberto Piccinini
Antonucci infatti si prestò sempre malvolentieri a facilitare i contatti tra il ministro sardo Pareto e il Marchetti, tanto che l'intera operazione dovette essere condotta prevalentemente fidando sulla posta e sui buoni uffici di Domenico Pareto, ambasciatore sardo a Roma.
Il problema della conclusione, come si poteva sperare in marnerà positiva, delle trattative per la convenzione tra i tre Stati, una volta decisa l'estromissione del re di Napoli, per il noto atteggiamento tenuto nei confronti della guerra in Lombardia, e ancor più per i tragici fatti napoletani del 15 maggio '48, si può dire sia stato il maggior assillo per tutto il tempo in cui Marchetti capeggiò gli affari esteri. Ricca fu la corrispondenza, in gran parte ormai pubblicata, corsa tra maggio e luglio del '48 tra il Marchetti e i rappresentanti degli altri Stati a Roma, e cioè il ricordato Pareto per il regno sardo, e il Bargagli per la Toscana.17)
Così quasi a voler identificare il programma ministeriale con quello elettorale, mentre nel territorio dello Stato si votava per eleggere i consigli legislativi, istituiti da Pio IX con la carta statutaria del 14 marzo '48, il 19 maggio Marchetti indirizzava una sua lettera al marchese Lorenzo Pareto. L'intento era quello di persuadere il Piemonte ad accettare la proposta di una lega difensiva, alla quale si confidava avrebbe dato il suo assenso anche il papa giacché secondo Marchetti nella sostanzialità sua era difensiva la guerra che allora si combatteva contro l'Austria anche perché la sicurezza esteriore di ogni Stato italiano si poteva conseguire non altrimenti che mercè la indipendenza nazionale la quale, necessariamente, esigeva la cacciata degli stranieri dall'Italia .18) Marchetti pareva volesse seguitare sui passi compiuti da mons. Corboli Bussi durante la sua lunga precedente mediazione al fine di affiancare alla lega doganale, sanzionata nel '47, anche una lega difensiva.19) Resta il dubbio però, avvalorato dallo Spellanzon, che Pio IX avesse reali intenzioni di concludere un simile trattato con Carlo Alberto in un momento in cui tra i due sovrani non si può dire corresse buon sangue, sia per l'atteggiamento albertino nei confronti dell'Austria, sia più ancora per la defezione pontificia dal fronte bellico.20)
Nella lettera al Pareto il Marchetti accluse anche un suo progetto di trattato dal quale si ricava che la principale intenzione era quella di proclamare in faccia all'Europa officiale e diplomatica che l'Italia esiste, ed esiste come nazione w.21) Si trattava di una prima aperta dichiarazione che ormai esisteva una questione italiana alla quale nessuno fino a quel momento aveva inteso dar peso e che doveva essere risolta in tempi brevi con un accordo tra gli stessi principi italiani. Ovvio era che paladino dì tale nobile impresa non poteva essere per Marchetti altro sovrano se
H) Oltre al volume di Baudi cfr. anche di N. BIANCHI, Storia documentala della diplomazia europea in Italia dall'anno 1814 all'anno 1861, voi, V, Torino, 1869, pp, 194-208.
i) SPELLANZON, op. clt., p. 56; La diplomazìa del Regno di Sardegna, cit., pp. 151-152.
W) PIRHT, op, clt., passim.', A. SCIROCCO, L'Italia del Risorgimento, Bologna, 1990, p. 261.
20) SPELLANZON, op. cit., passim.
21) La diplomazia del Regno di Sardegna, cit., p. 152.