Rassegna storica del Risorgimento

MARCHETTI GIOVANNI; STATO PONTIFICIO POLITICA ESTERA 1848
anno <1992>   pagina <17>
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Giovanni Marchetti
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non il papa, e la lega sarebbe servita pure ad acquetare la gelosa e timorosa coscienza di Sua Santità intorno alla guerra. Una volta con­cluso l'accordo tra le tre o quattro potenze italiane (quattro nel caso fosse possibile recuperare l'adesione del re di Napoli) il Marchetti era certo che Sua Santità non ripugnerebbe dal partecipare alle azioni che in comune s'imprenderebbero per la salute e difesa comune: ed oggi la guerra è di necessità divenuta difensiva.22)
E Giovanni Marchetti, forte della sua elezione a deputato del collegio di Senigallia, e coll'immancabile sostegno di Mamiani, cercò di dar forza alle sue azioni convocando a Roma un suo vecchio e fidato amico, Luigi Carlo Farini, richiamato a coprire il posto di sostituto al ministero del­l'Interno, cioè alle dirette dipendenze del Mamiani. Lo stesso Mamiani nell'insistere perché Farini rientrasse presto e anzi accelerasse il viaggio verso Roma, gli ricordava che in quei giorni l'opera sua era quanto mai necessaria in Roma a causa della propria precaria salute e delle incrinature presenti nel Ministero che, al contrario del precedente, non era tutto omogeneo, e tutto composto di amici pieni di attività, di risoluzione e di ardire.23) Farmi s'allontanò, attorno al 22 maggio, da Sommacampagna, lasciando l'incarico di addetto militare presso l'esercito subalpino ai Minghetti, per affrettarsi verso Roma.24*
Mentre era per via Farini ricevette ancora una lettera di Marchetti nella quale lo si informava dei passi compiuti, appena qualche ora prima di dar corpo alla missiva, presso l'ambasciatore piemontese a Roma per saggiare il terreno su una proposta di accordo tra Roma e Torino per una lega politica. Marchetti ripeteva a Farini la sua indisponibilità a strin­gere una vera e propria alleanza militare col regno sardo e di preferire di gran lunga l'unione politica. Anzi Marchetti giungeva a chiedere a Farini se al campo di Carlo Alberto avesse colto notizie sulle sue avances e se il re avesse avuto dal suo ministro plenipotenziario, ovvero dal Ministero di Torino, sentore alcuno della confidenziale iniziativa presa in Roma. In caso affermativo il Farini era invitato a far sì che Carlo Alberto manifestasse chiaramente il suo pensiero in inerito alla lega e lo dichiarasse a Domenico Pareto con opportune istruzioni per trat­tare col Marchetti stesso e col governo di Roma, nonché con gli altri plenipotenziari residenti a Roma per conto dei governi toscano e napo-letano.2
Contemporaneamente al Marchetti anche Corboli Bussi tornò a pre­mere su Pio IX perché nel discorso di apertura dei Consigli toccasse l'argomento della lega italiana, a cui già aveva fatto cenno anche Carlo Alberto nel suo discorso della corona, e che per Pio DC sarebbe valso a ribadire di avere operato più e prima che alcun altro Principe . Corboli desiderava che il papa rivelasse presto le sue intenzioni, almeno
22) Ibidem.
23) Epistolario di Luigi Carlo Farini, a cura di L. RAVA, Bologna, 1911, voi. II, p. 318.
20 IvU P. 337.
23) Ivi, pp. 343-344.