Rassegna storica del Risorgimento
MARCHETTI GIOVANNI; STATO PONTIFICIO POLITICA ESTERA 1848
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1992
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Gilberto Piccinini
prima che l'iniziativa fosse presa da qualche rappresentante del ministero Mamiani, per impedire che il successo fosse attribuito al Ministero, ai Consigli, alla Costituzione e che fosse così tolto al Capo della Chiesa. Corboli era certo che la lega fosse una gloria del Pontificato pertanto non si doveva correre il rischio che essa apparisse come un bene conquistato dall'Italia a malgrado del Pontefice
L'allarmismo del Corboli pare trovare riscontro in una nota informativa diretta da Domenico Pareto a Lorenzo Pareto sul finire di maggio nella quale aveva cercato di riflettere un certo malessere della Roma costituzionale verso il mondo torinese, dal quale non erano giunte adeguate risposte alle lettere di Mamiani e di Marchetti sull'affare della lega. Inoltre con la sua nota diplomatica il Pareto intendeva riversare su Torino certe notizie giuntegli all'orecchio, secondo le quali sembrava che il papa si preparasse a far cenno dell'argomento riguardante la lega nel suo discorso della corona. Pareto aggiungeva anche altre sue interpretazioni di notizie fatte circolare ad arte per Roma dalle quali si ricavava che Carlo Alberto stava dimostrando una certa freddezza nei confronti delle proposte romane per tenersi libero di seguire mire personali e di agire separatamente nella sola intenzione di favorire la unione degli altri Stati allo Stato sardo.27) Tali accenni di Pareto a notizie colte in vari ambienti romani rendono bene il clima acceso di quei giorni di fine maggio nella Roma papale; non mancava chi si aspettasse che la vicenda della lega finisse per dar la stura al più complesso tema dell'unificazione nazionale, realizzabile o con la formula dello Stato confederale o con quella del regno dell'Alta Italia, quale ingrandimento per tutta la Val Padana del Piemonte sabaudo. Saranno questi altrettanti argomenti che nel prosieguo arricchiranno sì il dibattito ma contribuiranno non poco a raggelare i rapporti tra gli Stati e a ridurre la portata degli esiti finali delle trattative tra Roma, Torino e Firenze.
Domenico Pareto doveva però ben sapere che a Torino l'Antonucci avrebbe già in altri momenti l'aveva fatto bruciato sull'anticipo, come si suol dire, le sue rivelazioni da Roma. Si sa infatti, proprio da una lettera del prelato diretta a Marchetti, che Antonucci in persona, in un incontro col ministro degli esteri Pareto, aveva anticipato la notizia che il papa avrebbe fatto cenno delle trattative in atto per la lega, nonché di quelle corse nel marzo precedente col San Marzano, predecessore di Lorenzo Pareto, nel discorso della corona che avrebbe tenuto il 5 giugno alla cerimonia di apertura dell'Assemblea romana. A Torino s'era detto che da parte piemontese non c'era motivo per contrastare il pontefice e che anzi il re sardo non avrebbe mài ritirato la parola data a sostegno della lega, già dai tempo dei preliminari tra Corboli Bussi, Antonelli e San Marzano.28)
26) p. PIBRI, Rappoiti di Mona. Corboli Bussi dal quartiere generale di Carlo Alberto (aprile 1848), in Rivista di Storia della Chiesa in Italia, anno IV, n. 3, settembre-dicembre 1950, p. 445.
27) La diplomazia del Regno di Sardegna, citi., pp. 158-159.
28) A.S.V., Segreteria di Stato, rub. 165, fase. 5, anno 1848, lettera di Antonucci a Marchetti da Torino l'I giugno 1848.