Rassegna storica del Risorgimento
MARCHETTI GIOVANNI; STATO PONTIFICIO POLITICA ESTERA 1848
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Gilberto Piccinini
lari con l'Antonucci ed ebbe più frequenti incontri con Domenico Pareto. In uno di questi incontri, nel momento in cui parve a Marchetti di avere a portata di mano l'assenso delle corti fiorentina e torinese al suo progetto di lega, propose al Pareto di tenere una conferenza a Roma, dalla quale sarebbe dovuto sortire il documento finale.33)
L'uscita del Marchetti, forse già prevista, sembrò al governo torinese un inutile taglio dei tempi, in giorni in cui le sorti della guerra non erano ancora così segnate né per l'uno né per l'altro contendente sul campo lombardo. E ai parimi cenni che il proposito di riunire a Roma gli ambasciatori degli Stati aderenti alla lega avrebbe visto contrario proprio il governo sardo, Marchetti si precipitò a tempestare di lettere gli inviati pontifici a Firenze, Torino e anche a Napoli, insistendo sul principio che in Italia non poteva esservi altra sede per un tal congresso se non quella romana.
Così mentre da Firenze Massoni faceva sapere il 18 giugno che il governo granducale entrava assai di buon grado nella lega e che l'ambiente fiorentino era del tutto indifferente al fatto che la lega fosse denominata o difensiva o politica o italiana non opponendosi alla convocazione del congresso in Roma,34) da Torino si insisteva sempre più perché invece fosse scelta come sede per la conferenza la stessa capitale piemontese.
Sul finire di giugno, nel presupposto di limitare le discrepanze, Marchetti fece giungere a Lorenzo Pareto, per il tramite sempre dell'Antonucci, un piano in quattro punti ove si ribadiva l'intenzione di dar vita ad una lega politica vista come nucleo cooperativo della nazionalità italiana , la sola che potesse dare all'Italia quella unità di forza che è necessaria alla difesa interna ed esterna. Marchetti voleva pure che apparisse esplicitamente che la lega aveva avuto a suo mediatore ed iniziatore l'augusto e immortale pontefice Pio IX per cui si doveva fissare in Roma il luogo di convegno de' plenipotenziari .3S> Roma divenne così condizione sine qua non tale da far da freno ad ulteriori proposte del governo sardo.
Se poi si rammenta che in quegli stessi giorni di fine giugno sì verificava l'incidente della lettera di Pio IX diretta all'inviato a Vienna e rivelata da Mazzini, si comprende quale gelo calasse sui rapporti tra le tre capitali. Isa aggiunta va detto che sull'incidente pesò pure un'accre-sciuta diffidenza del mondo politico romano nei confronti del sovrano, riflessa in un appello diretto a Pio IX dalla Camera dei deputati nel quale lo si incoraggiava a concludere le pratiche per la lega,36) seguito di lì a
di famiglia in Toscana. Le memorie del granduca Leopoldo II di Lorena (1824459), Firenze, 1987, p. 329 passim.
33) AJS.V., Segreteria di Siato, rub. 165, fase. 5, anno 1848, ce. 170-170v, 175-177v; SPELLANZON, op. cit., passim; Storia documentata della diplomazia europea, cit., p. 204; La diplomazia del Regno di Sardegna, cit., p. LXXII.
3*) A.S.V., Segreteria di Stato, rub. 165, fase. 5, anno 1848, ce. 129-l29v, 135nl35v.
35) Ivi, e. 176. Il testo della proposta di Marchetti ristretta In quattro punti è stato pubblicato in Storia documentata della diplomazia europea, cit., p. 204.
*) FAWNI, op. cit., pp. 245-247, 251-252,