Rassegna storica del Risorgimento
MARCHETTI GIOVANNI; STATO PONTIFICIO POLITICA ESTERA 1848
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1992
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Giovanni Marchetti
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poco da un altro documento inviato al pontefice dal Consiglio senatorio.37* Al primo appello il papa rispose quasi subito in maniera evasiva; la risposta al secondo giunse invece dopo alcuni giorni e ciò fa nascere il sospetto che nel frattempo all'interno della curia fossero già avviate veloci consultazioni per trovare una soluzione alternativa al governo Mamiani, la quale permettesse a Pio IX di esautorare il governo in carica, e lo trovasse pronto a sostituirlo con uno nuovo.
Furono i giorni dei contatti col Corboli Bussi e le esortazioni a lui dirette perché accettasse di tornare alla Segreteria di Stato. Proposte che decaddero immediatamente nel momento in cui Corboli Bussi fece intendere che la sua disponibilità ad un rientro era condizionata alla permanenza della divisione degli affari esteri secolari da quelli ecclesiastici,3*)
A confondere le idee e ad intorpidire gli animi pensò poi il card. Soglia, arrivato a sostituire l'ormai stanco Orioli, e nominato nella piena titolarità della Segreteria di Stato dopo la definitiva rinuncia del Ciacchi. Soglia non nasconde da subito le sue simpatie per l'ambasciatore francese d'Harcourt, non certamente uno dei sostenitori della lega, e tantomeno amico di Mamiani o di Marchetti. Lo stesso Soglia compì un passo diplomatico quantomai scorretto mdirizzando il 18 luglio una formale protesta all'Imperatore per l'invasione di Ferrara, scavalcando il Marchetti, ossia colui che istituzionalmente avrebbe dovuto denunciare la violazione dei confini.39) Ma la sortita del Soglia voleva essere anche un chiaro segnale al mondo di come il papa, e con lui larga parte del concistoro, intendesse muoversi negli affari di Stato e soprattutto in quelli che riguardassero i rapporti internazionali. Conscio d'aver superato ogni limite consentito in regime costituzionale il papa tentò di trovare in Farini l'uomo capace di sostituire Mamiani. Farini seppe difendersi e Pio IX comprese che non avrebbe dovuto insistere oltre.*) La crescente incertezza politica convinse Torino che era tempo di interrompere i contatti con Roma sulla questione della lega, arenatasi sul punto riguardante la scelta della sede più adatta per il congresso, tanto che Mamiani fu chiamato a rispondere a diverse interrogazioni presentate dai deputati romani in assemblea. Alla Camera Mamiani accusò il governo subalpino di responsabilità dirette nel prolungamento delle trattative, con pratiche estenuanti. Mamiani forni spiegazioni che non piacquero a molti deputati e tra questi s'alzò a protestare il principe di Canino, interprete del comune dissenso verso la politica governativa, il quale chiese al rappresentante del governo che tutti i carteggi riguardanti la lega fossero passati al parlamento, con piena possibilità ai deputati di prenderne visione e di consultarli. Il principe di Canino dichiarò in aula che gli sembrava impossibile che il Piemonte, quel baluardo d'Italia, che volle persino la fusione prima della fine della guerra, avesse ricusato o creato difficoltà alla conclusione della lega. Mamiani non accondiscese a tali richieste e tornò a ripetere al parlamento
37) Ivi, p. 258.
3) La diplomazia del Regno di Sardegna, cit., p. 200; DE LIEDEKERKE DE BEAUFORT, op. cit., pp. 86-88, 90.
> SPELLANZON, op. cit., p. 99; FARINI, op. cit, p. 293. SPELLANZON, op, cit., p. .114.