Rassegna storica del Risorgimento
REPUBBLICA NAPOLETANA 1799
anno
<
1992
>
pagina
<
40
>
FRANCESCO CRISPI, Lettere a Rosolino Pilo (1849-1855), introduzione e note a cura di SALVATORE CANDIDO (Fonti, LXXIX); Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1991, in 8, pp. 380. L. 50.000.
La figura di Francesco Crispi, tra le più discusse, e talora oggetto di giudizi sommari e superficiali, è stata posta in nuova luce nel LV Congresso di Storia del Risorgimento, che è giunto a conclusioni in parte nuove, meglio articolate e più complete per quanto riguarda l'opera dello statista siciliano. Alla comprensione di Crispi hanno nociuto indebite appropriazioni politiche e, su altro versante, rifiuti totali preconcetti. Oggi ci si avvia ad una migliore conoscenza di questo protagonista già ampiamente studiato, ma sul quale si attende ancora una sintesi definitiva in ogni momento della sua lunga battaglia politica.
Salvatore Candido ha magistralmente curato la pubblicazione delle lettere a Rosalino Pilo raccogliendo e commentando la corrispondenza, della quale solo una parte era già edita. Il lavoro risulta di grande importanza ed offre risultati rilevanti, perché lo studioso non si è limitato, come spesso accade, a corredare di essenziali note esplicative il testo, ma ha tracciato un vero e proprio profilo politico ed umano del Crispi dall'esperienza rivoluzionaria del 1848-1849 ai primi anni dell'esilio. Profondo conoscitore di uomini e vicende del Risorgimento siciliano, Candido correda il suo studio con riferimenti bibliografici puntuali e completi, attingendo alle opere fondamentali di Composto, di Ganci, di Falzone e di altri storici, e modificando, quando necessario, eventuali giudizi o valutazioni inesatte. Ma soprattutto, nella penetrante e vasta parte introduttiva, un vero e proprio saggio sul Crispi di quegli anni, il curatore del volume ne delinea il carattere non facile: ne emerge la figura di un uomo che ama la polemica, ha uno spirito combattivo ed intransigente, ed è tuttavia disposto a transazioni e compromessi di fronte ad una realtà che egli valuta senza troppe illusioni. Scopro nell'Italia e Popolo di ieri scrive infatti il 5 settembre 1851 una cieca credenza che l'idea dell'unità nazionale in questi anni si sia radicata nel Popolo. Voglia Dio che sia così, ma io non ne vedo gli elementi. Se per Popolo intende la maggioranza dell'emigrazione, e va bene; ma siamo ben altri che noi il Popolo. Noi non possiamo che fecondare la grande idea, ma non dipenderà da noi il supremo giudizio. In buona fede, caro Rosalino, credi tu che i nostri paesani siano unitari? . Crispi si sente dunque parte di quella che chiama una minorità coraggiosa.
Dalle pagine introduttive di Candido emerge, attentamente ricostruito, l'operato di Crispi dagli anni che precedono le vicende del '48-'49 a quelli dell'esperienza rivoluzionaria; il discorso si allarga alle scelte ideologiche e all'attività politica e parlamentare, giornalistica e nei clubs. Il democratico siciliano attraversa una fase di attesa prudente, con atteggiamenti talora incerti, contradditori e piuttosto conformisti. Non è, inizialmente, un repubblicano di stretta osservanza, ma pone innanzi a tutto il problema dell'indipendenza ed appare possibilista nei riguardi dei Borboni, al cui potere vanno posti comunque limiti ben precisi. Nel vivace dibattito sulle prospettive politiche future egli non leva una voce libera e forte , ma appare attento ad ogni ipotesi istituzionale, mentre l'amico Rosalino Pilo ha chiari Orientamenti mazziniani.
Dopo il crollo delle speranze e la restaurazione borbonica, dovuta anche ad incapacità, disorganizzazione e debolezze, Crispi è esule a Torino, dove matura un più deciso repubblicanesimo di stampo cattaneano, senza, però, particolari aperture sociali. Sull'ambiente e su taluni esponenti dell'emigrazione politica nella capitale sabauda Gian Biagio Furiozzi e Gabriella Ciampi hanno offerto utili indicazioni; personalmente ho studiato, parallelamente, la situazione genovese, assai delicata per gli esuli democratici rigorosamente controllati nelle loro attività. Tra di essi, ha un ruolo rilevante Rosalino Pilo. A Torino la presenza del Comitato dì Cameroni condiziona in qualche modo, ma offre migliori condizioni di vita per gli emigrati sussidiati,
Dall'epistolario emerge comunque un'esistenza difficile, con seri problemi di sopravvivenza quotidiana, Ogni giorno devo stentare la vita scriverà Crispi il