Rassegna storica del Risorgimento

REPUBBLICA NAPOLETANA 1799
anno <1992>   pagina <43>
immagine non disponibile

Libri e periodici
43
balcanici e delle loro contraddizioni nazionali, in quanto la secolare dominazione
straniera ha privato quei paesi di una propria documentazione diplomatica e, come se
non bastasse, i due conflitti mondiali hanno causato la distruzione dei loro archivi nazionali.
Ma, come premette nella sua interessante relazione Paola Canicci (Fonti diplo­matiche italiane relative ai paesi balcanici durante il periodo della Restaurazione (1815-1861), pp. 33-51), è fuorviarne isolare le relazioni tra i paesi balcanici e gli Stati italiani dal più complesso ed articolato quadro della situazione dell'Europa centro-orientale (soprattutto Polonia ed Ungheria, anch'esse nazioni dominate da imperi sovra-nazionali). Un fattore determinante per il diverso sviluppo economico e sociale dei paesi balcanici è rappresentato dalla ripartizione politica dei territori tra l'Impero asburgico (Croazia, Slovenia e Transilvania, poi anche Bosnia-Erzegovina) in cui con­fluiscono anche territori che erano stati sotto l'influenza di Venezia (Istria e Dalmazia) e l'Impero ottomano (Costantinopoli, Bulgaria, Serbia, Albania, Montenegro, Principati danubiani e Grecia, indipendente dal 1830). In questo contesto e con queste premesse era naturale che la questione nazionale fosse il problema politico fondamentale, con soluzioni diverse e contrastanti tra loro, che variavano facendo riferimento ora all'Austria (vista come Impero federale), ora al panslavismo russo (soprattutto per le popolazioni di religione ortodossa) ed ora ancora al cosiddetto piccolo panslavismo (di matrice polacca, antirusso sino all'estremo). Tutti, però, erano consapevoli che, al di là ed al di sopra delle divergenze politiche, ideologiche e culturali, era di vitale importanza il riuscire a stringere alleanze e convergenze tra tutti i popoli impegnati contro i comuni nemici, da cui conseguiva una rete assai intricata di relazioni diplomatiche e di contatti segreti, documentata tanto nelle serie archivistiche delle Segreterie di Stato per gli affari esteri quanto nella documentazione della polizia e negli archivi privati dei principali artefici di quelle vicende. Di questa rete, più clandestina che ufficiale, il Piemonte fu degno rappresentante, come si può facilmente evincere dai rapporti diplomatici intessuti dal Regno di Sardegna, il cui interesse politico (ed economico) per i paesi dell'area danubiano-balcanica è testimoniato, tra l'altro, dall'istituzione di numerosi consolati in zone nelle quali non vi erano particolari interessi piemontesi da tutelare, ed una serie molto più articolata di collegamenti non ufficiali (per non dire della partecipazione di formazioni volontarie italiane, soprattutto garibaldine, in quei paesi o straniere in Italia). Di tutto questo rende sinteticamente ma efficacemente contro Paola Canicci, mentre Lorenzo Marmino ne prosegue l'analisi nella sua relazione, giungendo cronologicamente sino alla conclusione della I guerra mondiiale (Fonti diplomatiche italiane dall'Unità d'Italia alla fine della prima guerra mondiale (1861-1918), pp. 123443).
Un filone di studi questo sulle fonti diplomatiche riguardanti i paesi balcanici, appassionante e, come si è detto, di estrema attualità, cui offre opportuno ed efficace supporto il CIBAL (Centro internazionale d'informazione sulle fonti per la storia balcanica e mediterranea), nato nel 1976 ed attualmente presieduto dal prof. Renato Grispo, direttore generale per i Beni archivistici, una organizzazione che sin dall'assemblea costitutiva di Sofia si è posta i seguenti obiettivi: raccogliere gli strumenti di lavoro esistenti sulle fonti della storia balcanica; organizzare la microfilmatura delle fonti relative alla storia di quei paesi ed ai loro rapporti con l'area mediterranea; mettere a disposizione dei ricercatori il materiale raccolto; pubblicare testi d'informazione sulle fonti; contribuire alla formazione di archivisti e ricercatori nel settore delle scienze ausiliarie della storia; organizzare conferenze e riunioni sui problemi delle fonti per la storia dei Balcani e per le relazioni dei paesi del Sud-Est europeo con il mondo mediterraneo. Ed è indubbio che la pubblicazione di questo volume, edito in una elegante veste grafica all'interno della collana dei Saggi , una delle prestigiose iniziative editoriali curate dagli Archivi di Stato, costituisca una eloquente e significativa testi­monianza della concretezza delle Iniziative del CIBAL.
VINCENZO FANNINI