Rassegna storica del Risorgimento

ASSOLUTISMO ILLUMINATO ITALIA; RIFORMISMO ITALIA; STORIOGRAFIA
anno <1992>   pagina <157>
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Riformismo e assolutismo illuminato 157
se non l'ostracismo di una cultura dominata dallo spirito controriformistico e dai metodi aristotelico-scolastici,22* potè avere una larga diffusione solo in pieno Settecento, grazie anche alla mediazione degli scrittori austriaci, in particolare di Martini, che avevano operato una conciliazione tra insegnamento di Wolff e l'ortodossia cattolica. Al di là dell'accettazione più o meno esplicita dei postulati fondamentali della scuola del diritto naturale e a prescindere dall'approfondimento di questioni teoriche contro­verse, la maggior parte dei riformisti italiani individuarono nel modello politico dell'assolutismo illuminato, sostenuto dai giusnaturalisti tedeschi e austriaci, lo strumento più adatto a realizzare il superamento dell'assetto ereditato dal medioevo.
La storiografia ha per lungo tempo sottovalutato l'importanza di questa fase del pensiero italiano in quanto, nell'impegno di individuare le radici del costituzionalismo italiano dell'epoca risorgimentale, era indotta a valorizzare soprattutto gli elementi teorici ad esso più immediatamente ricollegabili, in particolare il concetto di sovranità popolare e quello della separazione dei poteri, considerando come conservatori, e quindi arretrati rispetto alle coeve posizioni europee, i princìpi dell'assolutismo illuminato. E, mentre si dimostrava apprezzamento per le istanze riformi­stiche in campo economico e giuridico espresse dagli illuministi, le loro idee sull'organizzazione dello Stato erano spesso considerate inadeguate ai tempi e in contrasto con le loro stesse aspirazioni al rinnovamento. Ciò ha indotto, ad esempio, ad esaltare il trentino Carlo Antonio Pilati, seguace di Montesquieu, come uno dei più avanzati e brillanti spiriti europei e a relegare nell'ombra il suo conterraneo Francesco Vigilio Barbacovi, fautore del sistema assolutistico,23) senza tenere in alcun conto il fatto che, in coerenza con le loro idee, nella lotta per le riforme trentine, il primo si schierò dalla parte dei ceti privilegiati e delle forze centrifughe che si opponevano ad ogni novità, mentre il secondo operò costantemente per il loro ridimensionamento finalizzato alla ristruttura­zione istituzionale. Analogamente, è stato senz'altro qualificato come con­servatore, per il suo atteggiamento filoassolutista, il giusnaturalista Lam­preda24) che, in realtà, attraverso la diffusione del pensiero e della meto­dologia di Wolff, contribuì decisamente allo svecchiamento della scienza giuridica toscana, ancora legata alla tradizione medievale.
22) G. BAZZOLI, Giambattista Aiutici e la diffusione di Pufendorf nel Settecento italiano, in Critica storica, XVI, 1979, 1, pp. 3 sgg.; ID., // pensiero politico, cit., pp. 460 sgg.
23) Sui numerosi studi dedicati al Pilati cfr. Bibliografia piìatiana (1764-1984), a cura di L. BORRELJ.T - A. Di SBCLÌ, in Annali dell'Istituto storico italO'germanico in Trento, XI, 1985, pp. 295 sgg. Su Barbacovi cfr. C. FRANCOVICH, Barbacovi Francesco Vigilio, in Dizionario Biografico degli Italiani, voi. VI, Roma, 1964, pp. 20-21; M. R. Di SIMONE, La biblioteca di Francesco Vigilio Barbacovi, in Studi Trentini dì Scienze Storiche, a. LXV1II, sez. I, n. 1, 1989. pp. 39 sgg.
24) p. COMANDUCCI, Settecento conservatore: Lampredi e il diritto naturale, Milano, 1981.