Rassegna storica del Risorgimento

ASSOLUTISMO ILLUMINATO ITALIA; RIFORMISMO ITALIA; STORIOGRAFIA
anno <1992>   pagina <159>
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Riformismo e assolutismo illuminato 159
e del suo successore Carlo Emanuele III si rivela attraverso studi odierni come il mezzo più. adeguato per raggiungere obiettivi che appaiono tal­volta ancora più avanzati di quelli realizzati nella Francia dell'epoca. L'istituzione del consiglio di Stato e del consiglio generale delle finanze nel 1717, l'avocazione dei feudi acquisiti a titolo non oneroso nel 1720, l'editto di perequazione del 1731, i numerosi provvedimenti sull'ammini­strazione comunale miranti a spezzare le oligarchie locali, la riforma dell'università avviata nel 1720 per trasformarne la struttura corporativa e l'insegnamento antiquato riconducendoli sotto lo stretto controllo sovrano, le misure contro il pauperismo e quelle a favore dell'economia, il con­cordato del 1727 con la Santa Sede, sono le tappe fondamentali di una azione estremamente decìsa ed energica che trovava riscontro, sul terreno delle fonti giuridiche, nel grande sforzo di razionalizzazione segnato dalle compilazioni legislative del 1723, del 1729 e del 1770.26)
È stato messo in luce, è vero, come queste ultime non realizzassero una vera e propria codificazione ma solo una consolidazione, ossia un riordino del materiale giuridico preesistente senza scardinare il tradizionale sistema basato sulla stratificazione delle fonti e sull'uso sussidiario del diritto romano e come, analogamente, le riforme lasciarono sussistere ancora consistenti aree di privilegio, ma questi limiti non possono in alcun modo indurre a sottovalutare la grande carica innovativa espressa dall'assolutismo sabaudo che appare un'eccezione nello sclerotizzato con­testo italiano della prima metà del Settecento.
L'amministrazione austriaca, instauratasi in molte zone della Penisola dopo la guerra di successione spagnola, infatti, non comportò in un primo tempo grossi cambiamenti e i tentativi di riforma avviati nei primi decenni rimasero in molti casi senza esito. Ciò è senza dubbio da ricondursi alle condizioni interne dell'impero asburgico, dove la ten­denza verso la modernizzazione dell'apparato pubblico manifestata già tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento, cominciò a concretizzarsi in risultati di rilievo solo intorno alla metà del XVIII secolo avviando un processo di trasformazione istituzionale rapido quanto profondo che coinvolse anche i territori italiani.
Fu al riflesso della energica politica assolutistica di Maria Teresa e di Giuseppe II in Austria a determinare il decisivo mutamento delle strutture pubbliche lombarde che in pieno Settecento apparivano ancora largamente modellate su schemi di origine medievale. Particolare rilievo assume ned recenti studi la vicenda del censimento che è riconosciuta come la premessa di altre fondamentali riforme.27) È significativo al riguardo
26) Sulle costituzioni piemontesi cfr. M. VIORA, Le costituzioni piemontesi (Leggi e Costituzioni di S. M. il Re di Sardegna) 1723-1729-J770. I. Storia esterna della compi-lozione, Torino, 1928; TARULLO, Storia della cultura giuridica, cit., pp. 197 sgg. CAVANNA, Storia del diritto moderno, cit., PP. 278 sgg.; F. MICOLO, Le regie costituzioni. Il cauto riformismo di una piccola Corte, Milano, 1984; GHISALBERTI, Unità nazionale, cit., pp. 36 sgg.
27) C. MOZZARELLA Sovrano, società e amministrazione locale nella Lombardia teresiana (1749-1758), Bologna, 1982. Sulle riforme in Lombardia cfr. VALSECCHI,