Rassegna storica del Risorgimento

ASSOLUTISMO ILLUMINATO ITALIA; RIFORMISMO ITALIA; STORIOGRAFIA
anno <1992>   pagina <162>
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Maria Rosa Di Simone
di porsi degli interrogativi. Pur aderendo all'opinione di quanti vedono nell'eccesso di autoritarismo e nell'emarginazione degli esponenti locali le cause della giustificata impopolarità delle innovazioni di questo impe­ratore nell'opinione pubblica dell'epoca, c'è da chiedersi se non sia fuorviante considerare fallimentare nel suo complesso una azione che, con tutti i limiti dovuti all'astrattismo ideologico e a metodi discutibili e troppo drastici, contribuì di fatto alla decisiva modernizzazione delle istituzioni lombarde, realizzando spesso obiettivi già previsti ma rimasti inattuati sotto il governo di Maria Teresa. In realtà è l'accentuato statua-lismo di Giuseppe II a suscitare ora come allora maggiori riserve e perplessità rispetto alla azione teresiana, più rispettosa delle autonomie locali e della tradizione, ma il riconoscimento di errori ed eccessi nella traduzione in pratica dell'ideale dell'assolutismo illuminato non sembra sufficiente a qualificare come contraddittoria e inadeguata una formula politica che, in quel momento storico, rivestì un notevole ruolo nella crescita civile italiana e preparò il terreno per l'ulteriore evoluzione del periodo napoleonico.
Una conferma dei risultati positivi ottenuti dall'indirizzo asburgico nel superamento degli assetti particolaristici e oligarchici si trae dalle vicende di Trieste che dal 1382 era legata all'impero da una forma di vassallaggio attraverso il quale era stata per lungo tempo salvaguardata l'autonomia locale esprimentesi in un ordinamento comunale fondato sulla preminenza del patriziato. Come emerge da alcuni studi degli ultimi decenni, già nella prima metà del Settecento, alcuni provvedimenti di Carlo VI, tra i quali l'istituzione del portofranco (1719) e della Suprema intendenza commerciale (1731), avevano gettato le basi per la trasforma­zione in senso borghese, ma fu poi la decisa azione di Maria Teresa e ancor più quella di Giuseppe II a determinare l'evoluzione della angusta dimensione municipale ed aristocratica triestina, rendendo la città un grande e dinamico emporio commerciale e uno strumento di espansione di una compagine statale ormai caratterizzata da un apparato pubblico di tipo moderno.33)
Nonostante l'opposizione delle forze centrifughe, la creazione da parte di Maria Teresa di una intendenza, alla quale erano subordinate tutte le istituzioni comunali, e il conseguente progressivo esautoramento delle antiche magistrature cittadine, aprì la strada all'introduzione, nel 1782, di un nuovo ordinamento giudiziario e alla pubblicazione dei codici austriaci civile e penale che sancivano la definitiva abrogazione degli statuti del 1550, mentre una illuminata legislazione erodeva o smantellava
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