Rassegna storica del Risorgimento
PAVIA (PROVINCIA) RIFORMA 1794
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1992
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170
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170 Chiara Porqueddu
l'esigenza di riconciliare al governo asburgico i ceti privilegiati.
Per quanto riguarda le amministrazioni provinciali, alcune città come Milano e Cremona chiedevano il ritorno al sistema teresiano, vantaggioso per quei patriziati. Pavia preferiva invece mantenere l'assetto creato da Giuseppe II che si era rivelato favorevole per i decurioni; in effetti la Congregazione municipale, il corpo istituito nel 1786 e messo a capo della provincia, è in mano all'oligarchia civica. A questa spettano di diritto cinque dei sette seggi di cui è composta la Congregazione contro due suddivisi fra nobili non decurioni, detti araldici, e cittadini, ovvero commercianti e professionisti. Infatti si deve ricordare che Giuseppe II aveva aperto per la prima volta l'ingresso alla vita politica municipale a esponenti della borghesia.4'
Il dispaccio del 20 gennaio 1791 porta da sette a nove il numero dei membri della municipale, conservandola per il resto pressoché immutata e con lo stesso rapporto sproporzionato fra decurioni ed estimati, che da cinque contro due diventa di otto contro tre.5'
Gli estimati, ovvero i proprietari fondiari iscritti nelle cosiddette tavole dell'estimo, non hanno alcuna influenza nel governo provinciale; anche perché la Congregazione generale, l'istituto rappresentativo della provincia dove occupano la maggior parte dei seggi, rimane privata, come nel periodo giuseppino, di alcune prerogative fondamentali, attribuitele al momento della nascita dalla riforma teresiana; prima fra tutte quella di eleggere il corpo minore, la municipale appunto, ora affidata al consiglio della città.6)
3) Cfr. CARLO CAPRA, // Settecento, in DOMENICO SELLA - CARLO CAPRA, // Ducato di Milano dal 1535 al 1796, Torino, 1984, p. 602.
> Sulla formazione della provincia di Pavia attraverso le riforme di Maria Teresa e di Giuseppe II d'Austria si veda di chi scrive: La nascita del livello provincia: Pavia nell'età delle riforme, in ISTITUTO PER LA SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE PUBBLICA, L'amministrazione nella storia moderna, Milano, 1985, voi. I, pp. 359453.
' È opportuno ricordare che con dispaccio del 23 novembre 1785 si era stabilito che la Congregazione di patrimonio di Pavia (dal 1786 detta municipale), fosse formata da nove individui dei quali tre cittadini estimati da scegliersi, si precisava, fra le persone civili e i negozianti P, escludendo esplicitamente d decurioni e in generale i nobili. Tutti J membri della Congregazione dovevano possedere un estimo di 4000 scudi. L'editto del 26 settembre 1786, presumibilmente in seguito a pressioni dei patrizi che in pochi raggiungevano l'estimo di 4000 scudi, lo abbassava a 2000 e riduceva a sette i componenti l'istituto provinciale a scapito degli estimati che si vedevano assegnare due oli seggi; oltretutto questi non più appannaggio esclusivo del ceto borghese. 5) Copia del dispaccio 20 gennaio 1791 è in ASCP, Archivio Merìggi, e. 158. Ad esso sono allegati i provvedimenti particolari per le diverse province, stabiliti con decreto del 24 gennaio 1791. A quella di Pavia sono dedicati gli articoli dal VII al XIII.
La Congregazione generale degli estimati, istituita nel luglio 1756, doveva, in base alia riformo censuarfn ideata da Pompeo Neri, rappresentare l'intera provincia e dirigerne l'amministrazione. Ad essa infatti spettava l'elezione dei vari ufficiali provinciali; oltre che dei due sindaci, uno residente hi Milano, uno in Pavia, dei prefetti della Congregazione di patrimonio, addetta airomministrazione ordinaria. La preminenza