Rassegna storica del Risorgimento

PAVIA (PROVINCIA) RIFORMA 1794
anno <1992>   pagina <171>
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L'istituto provinciale a Pavia 171
I primi a levare voci di protesta sono alcuni patrizi milanesi, che hanno vasti possedimenti nel territorio pavese e sono membri della Congregazione generale degli estimati. Così esordisce la supplica da loro inviata il 19 agosto 1791 alla Conferenza governativa, massimo organo del potere centrale: Se la amministrazione del pubblico patrimonio deve principalmente risiedere presso gli Possessori non sarà riputata irragionevole la sorpresa degli infrascritti magiori estimati nella pro­vincia di Pavia [...] nel vedersi del tutto spogliati di quelle facoltà e prerogative che dalla Rifforma 27 gennaio 1756 gli sono attribuite 0 Essi chiedono pertanto di essere reintegrati nei loro diritti.
Come è noto questa non è un'iniziativa isolata, ma si inserisce in quella sorta di movimento antidecurionale sviluppatosi in Lombardia dopo l'emanazione del dispaccio 20 gennaio 1791. I centri in cui più cresce la protesta sono non a caso Lodi e, come vedremo, Pavia, le due città dove i patrizi sono più deboli e poveri di censo ed è quindi sentita dagli estimati come particolarmente ingiusta la preponderanza loro riconosciuta negli organi provinciali.
A dirigere l'azione dei milanesi e a scrivere i memoriali è il mar­chese Pompeo Litta, personaggio di spicco della vita cittadina, apparte­nente a una delle famiglie più prestigiose della capitale. Basti pensare che casa Litta ospita i sovrani di passaggio a Milano; secondo quanto scrive Pietro Verri al fratello Alessandro, 'riferendosi alla visita di Giu­seppe II del 1769: La sola casa, dove è stato l'Imperatore, è quella [Litta]: il marchese padre [Antonio padre di Pompeo] era a letto colla
data all'organo rappresentativo degli estimati rispetto a quello esecutivo, inevitabilmente a maggioranza decurionale, corrispondeva agli intenti più profondi di Pompeo Neri, certo non solo riguardo alla provincia di Pavia, come è dimostrato da CESARE MOZZARELLA Sovrano, società e amministrazione locale nella Lombardia teresiano (1749-1758), Bologna, 1982. L'editto giuseppino del settembre 1786 avocava le dette elezioni al Consiglio di governo su terne del consiglio generale della città, roccaforte del decurionato pavese, esautorando l'istituto provinciale.
7) Copia della supplica, segnalata anche da CUCCIA, op. cit., p. 98, si trova in ASCP, Archivio comunale, e. 596, e Archivio Meriggi, e. 158. Essa è sottoscritta dal conte Benedetto Arese Lucini, dal marchese Pompeo Litta Visconti Arese, dal conte Luigi Trotti, dal prìncipe Alberigo di Belgiojoso d'Este, dal marchese Ferdinando Gusani, dal conte Giberto Borromeo Arese, Si tratta di esponenti di famiglie patrizie milanesi fra le più in vista, rappresentati nella Congregazione generale nella categoria dei maggiori estimati, cui competono dodici posti, pochi ricoperti da pavesi. Su alcune di queste famìglie troviamo notizie in DANTE ZANETTI, La demografìa del patriziato milanese, Pavia, Università, 1972, dove sono anche ricostruite in appendice da Franco Arese Lucini le genealogìe,
9 E dell'estate 1791 la supplica, attribuita a Giambattista Sommari va dall'arciduca Ferdinando, che doveva portare le firme di quanti più possibile estimati in tutto lo Stato e che, oltre a reclamare i diritti di questi contro le pretese dei decurioni, si spingeva fino a ipotizzare una rappresentanza generale dello Slato fondata sul consenso dei governati, Cfr. in tal senso CUCCIA, op, clt pp, 41-47. Altre petizioni sul tono di quelle della provincia di Pavia furono formulate nel lodigiano (cfr. Ivi, pp. 92 sgg.).