Rassegna storica del Risorgimento
PAVIA (PROVINCIA) RIFORMA 1794
anno
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1992
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172
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172 Chiara Porqueddu
podagra; ne ha chiesto conto ed ha voluto visitarlo />.
Pompeo alterna gli incarichi pubblici ai piaceri di una vita sociale colta e raffinata in Milano e nella sontuosa villa a Lainate. Dal 1761 ricopre la carica di commissario generale dell'esercito della Lombardia; la voce popolare lo voleva nel 1782 quale prescelto al posto di ministro plenipotenziario a fianco del conte Wilczeck gran cancelliere.1 È indubbio che egli conta amicizie e conoscenze negli ambienti di governo e vedremo che simili entrature avranno un peso importante, anzi decisivo, per la conclusione positiva della vertenza degli estimati della provincia di Pavia coi decurioni.
Pompeo Litta gode anche fama di uomo saggio e onesto; un galantuomo lo definisce lo stesso imperatore Leopoldo, annoverandolo fra gli amici, o meglio tra i seguaci del cosiddetto partito del Wilczeck, perlopiù Liberi Muratori .n> Questo partito è formato da alti funzionari del governo giuseppino che si oppongono a quella sorta di restaurazione dei regimi patrizi, sostenuta dal governatore della Lombardia, arciduca Ferdinando, e sostanzialmente accettata da Leopoldo.
Non sappiamo se effettivamente il Litta appartenesse a tale gruppo, ma certo diversi indizi ce lo fanno ritenere quantomeno vicino ad esso. Il plenipotenziario Wilczeck dal canto suo, come è noto, è propenso a portare fino in fondo la politica di riforme di Maria Teresa e Giuseppe II, rimasta incompleta; egli sembra in particolare favorevole alla riorganizzazione degli istituti provinciali per limitare l'influenza dei decurioni nelle amministrazioni a vantaggio degli estimati.12)
Nella situazione pavese per ridimensionare il potere decurionale è necessario ribaltare l'assetto dato alla provincia da Giuseppe II che, come sappiamo, è rimasto in vigore anche sotto Leopoldo. Le condizioni particolari di Pavia, il cui patriziato conta nel Settecento solo una cinquantina
9) Cfr. lettera di Pietro Verri al fratello Alessandro da Milano, 28 giugno 1769, in Carteggio di Pietro e Alessandro Verri, a cura di FRANCESCO NOVATI ed EMANUELE GREPPI, Milano, 1910, voi. II, p. 338. Nel carteggio troviamo più cenni sulla famiglia di Pompeo Litta, anche perché Alessandro ha stretto amicizia a Roma col figlio di questi Lorenzo, destinato a ricoprire le più alte cariche ecclesiastiche, come sappiamo dalla genealogia ricostruita da Franco Arese in appendice a DANTE ZANETTI, op. cit.t A-116; dalla stessa apprendiamo che le figlie di Pompeo si sono imparentate, attraverso un'accorta politica matrimoniale, coi Cusani, coi Castiglioni, coi D'Adda, coi Castelbarco (ivi, A-115-A-M7).
10) Si veda quanto afferma al proposito Giuseppe De' Necchi Aquila in una lettera a Giovanni Battista Corniani del 3 luglio 1782, in Cronaca milanese in un epistolario del Settecento, a cura di ROSY CANDIANI, Bari, 1988, p. 276.
10 Del partito di Wilczeck parla Leopoldo nella Relazione di S.M. l'imperatore sulla Lombardia, citata da CUCCIA, op. cit., p. 58. Su questo partito si veda inoltre CAPRA, op. cit., pp. 605-606.
U) Su questi temi e in particolare riguardo alla posizione di Wilczeck, cfr.
CUCCIA, op. cit., pp. 45-46. Come risulta a p. 95, il Wilczeck si schierò a favore
delle richieste, affini a quelle dei pavesi, avanzate dagli estimati della provincia di Lodi (pp. 92-100).