Rassegna storica del Risorgimento

PAVIA (PROVINCIA) RIFORMA 1794
anno <1992>   pagina <175>
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L'istituto prò vinciate a Pavia 175
Gli estimati confermano con più decisione la richiesta che siano restituite alla Congregazione generale le prerogative assegnatele dalla riforma censuaria e mettono in discussione la trattativa amichevole col consiglio decurionale. Ricordando che il sovrano aveva sentito a suo tempo una deputazione di soli patrizi, i ricorrenti chiedono la revisione totale del dispaccio del 20 gennaio 1791, quello di cui si è parlato all'inizio, considerato frutto di un equivoco. Innanzitutto si vuole dunque reintegrato l'istituto rappresentativo della provincia, la Congregazione generale degli estimati, nella facoltà di eleggere l'organo esecutivo, la Congregazione municipale.
In attesa delle risoluzioni sovrane viene rinviata la trattativa fra deputati del consiglio patrizio e della Congregazione generale, che è proprio ciò cui aspiravano i provinciali.
Da Vienna la risposta si farà attendere, poiché il 1 marzo muore Leopoldo. Ma non si ferma l'iniziativa degli estimati i quali incalzano con nuove pretese, anche per il progressivo allargarsi del fronte antidecu-rionale. D'accordo coi cittadini e coi nobili non decurioni rappresentati nella municipale rispettivamente da Stefano Chiappoli e dal conte Gia­como Fantoni, i possessori pavesi presentano nell'aprile 1792 istanza al consiglio civico perché ammetta nuove famiglie alle cariche decurionali.20*
Anche in questa occasione l'assessore Pasquali, che forse coglie nei colloqui coi ministri umori poco favorevoli al patriziato pavese, si esprime apertamente per l'accettazione della richiesta, che a suo dire potrebbe forse essere molto opportuna nella presente circostanza, ed aprire la strada al disimpegno della pendenza .21> Ma i decurioni rimangono arroc­cati sulle loro posizioni: approvano la geminazione dei casati patrizi esistenti, mentre per ammetterne di nuovi richiedono la prova di nobiltà generosa non interrotta per il tratto di duecento anni e un estimo di 4000 scudi.22) Il che significa riaffermare di fatto la totale chiusura
provincia. Accanto ad alcuni grandi proprietari, per lo più milanesi, troviamo i piccoli possessori della campagna ed esponenti di quella borghesia cui Giuseppe II aveva aperto l'accesso alla vita municipale. Tra questi alcuni, come ad esempio Giambattista e Andrea Scardini, Cesare Coscia, Alfonso Robecchi, Giacinto Gandini, Giuseppe Cone-gliani, Giuseppe De Maestri, Pietro Forni e Natale Porta, saranno coinvolti in prima persona nella Cisalpina, gli ultimi tre su posizioni radicali, secondo quanto risulta dal confronto con GIANFRANCO DE PAOLI, Pavia Cisalpina e napoleonica 1796-1814, Pavia, 1974.
20 Notizie indirette sulla richiesta di nuove ammissioni al consiglio comunale in lettera di Gerolamo Lachini, estimato pavese, a Giuseppe Vitali Rizzi, 6 aprile 1792, in ASCP, Archivio Meriggi, e. 158.
20 Cfr. lettera dell'assessore Giuseppe Pasquali al consiglio generale di Pavia, da Milano, 20 aprile 1792, in ASCP, Archivio comunale, e. 596.
22) Si veda il verbale del consiglio generale di Pavia del 21 aprile 1792, in ASCP, Archivio Meriggi, e. 158, in cui si stabilisce che: per reintegrare il Corpo Civico, ossia 11 Consiglio Generale di tante famiglie mancate doppo la riforma del 1549 si farà luogo a nova accettazione di tutte quelle famiglie Pavesi e Milanesi che richiederanno d'essere ascritte al Decurionato e che daranno prove di nobiltà generosa