Rassegna storica del Risorgimento
PRINCIPATO CITRA STORIA 1806
anno
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1992
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pagina
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309
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, Il Principato Citra nel 1806 309
Nonostante i ripetuti insuccessi, Guariglia, Stoduti e Tommasini si mantennero in armi per tutto l'autunno coi resti delle loro bande, ascendenti a mille uomini circa. A metà ottobre, anzi, allo scopo di alleggerire la morsa che andava stringendosi su Maratea, Guariglia, Stoduti ed altri capi minori vennero nuovamente fatti sbarcare dal Mandarini sulle coste cilentane. Scesi il 16 ottobre presso Sapri, batterono un reparto del I reggimento di fanteria leggera del colonnello Andrea Pignatelli Cerchiara, che era calato da Torraca per respingerli. Dopo di che marciarono su Torraca, da cui scacciarono gli avversari dopo tre ore di lotta, facendo 94 prigionieri. Altro scontro si era avuto il 21 a S. Biase, conclusosi con la ritirata dei borbonici su Caselle e Morigerati. Avendo poi saputo dell'approssimarsi di una forte colonna al comando del comandante Bellelli, ed essendo rimasti a corto di viveri e munizioni, si erano ritirati il 24 a Maratea.45)
Altra spedizione i borbonici condussero in novembre contro Carne-rota, benché questa fosse presidiata da una guarnigione di 100 francesi. Il 10 novembre sbarcarono infatti sulla spiaggia di Policastro pochi soldati con qualche cannone e parecchi irregolari borbonici, tra cui molti calabresi, raccolti nell'isola di S. Nicola, in tutto un migliaio d'uomini. A capitanare la spedizione erano i capomassa Guariglia, Stoduti e Tommasini. La superiorità numerica degli attaccanti e l'importanza strategica di Carne-rota fecero per qualche giorno temere il peggio, come riferiva l'intendente di Salerno:46)
Le orde comandate dai capo-massa Guariglia, Stoduti e Tommasini sono occupate a battere la Piazza di Camerota. [...] Quantunque la voce faccia ascendere i briganti occupati a questo assedio a 2000 pure non sono che un migliaio circa. La posizione della città di Camerota cagiona l'allarme a tutto il Distretto. Si teme fortemente che sia vicina a cadere, perché manca di viveri e la guarnigione è molto piccola. I corrieri spediti da quel comandante sono stati sorpresi e massagrati.
Il piano borbonico non si limitava però al Cilento, ma era in realtà assai più vasto ed ambizioso. Esso mirava infatti ad impedire l'assedio di Maratea, ed a recidere nel contempo le comunicazioni di Napoli con la Calabria, scardinando l'intero assetto difensivo dei francesi nel Lago-negrese e nel Vallo di Diano. Numerosi calabresi, sbarcati a Policastro, erano stati infatti diretti nel Vallo di Diano, di rinforzo alle bande di De Rosa e Santoro, che, in stretto contatto con quelle operanti nel Cilento, avevano le loro basi in Sassano e S. Giacomo, da dove di continuo calavano a Sanza, Buonabitacolo, S. Arsenio, S. Rufo, Sacco e Piaggine, favoriti dal fatto che in tutto il Vallo vi erano appena 230 soldati (150 a Padula, 50 a Polla, 30 a Sala). Difatti, soltanto questi centri, con in più Atena, avevano loro osato resistere, mentre il capobanda De Rosa aveva
45) cfr. per queste vicende l'ampio rapporto di Alessandro Mandarini del 24 ottobre 1806, in F. BARRA, Cronache, eh., pp. 110-113.
46) ASN, Interni, fase. 2207, rapporto del 19 novembre 1806.