Rassegna storica del Risorgimento
PRINCIPATO CITRA STORIA 1806
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1992
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Francesco Barra
posto il quartier generale della sua banda, forte di 400 uomini, a soli tre chilometri da Padula. Il 15 novembre i borbonici assalirono Diano, difesa soltanto da pochi còrsi, in cui irruppero attraverso una porta murata di fresco, saccheggiando la cittadina, da cui vennero poi scacciati dall'intervento della guarnigione di Padula.47>
Ma sul Cilento venivano intanto fatte convergere le colonne del generale Lamarque, che da Lagonegro marciò ancora una volta su Poli-castro e Sapri, per purgare dei ribelli il Basso Cilento, definito le foyer des rassemblements , e del maggiore Guy, che, dopo un assedio di 19 giorni riuscì a sbloccare Camerota, superando une résistance assez forte , che costò ai borbonici un centinaio di caduti.48)
A fine novembre, Lamarque raggiunse, con circa quattromila uomini di buone truppe francesi e del regno italico, il campo trincerato di Lagonegro, unendosi alle forze al comando del Pignatelli Cerchiara, che sino ad allora a stento erano riuscite a contenere le masse. Vinta la resistenza al passo della Colla ed occupata Maratea Inferiore, il 4 dicembre Lamarque potè dare inizio alle vere e proprie operazioni d'assedio, rese ardue dalle difficoltà del terreno e dall'accanita resistenza dei borbonici, che avevano respinto ogni offerta di resa. Venuto meno ogni soccorso esterno, esauriti i viveri e le munizioni, Alessandro Mandarini, che guidava la resistenza, il 10 dicembre accolse l'invito di Lamarque a trattare la capitolazione, le cui condizioni, quanto mai onorevoli, vennero pattuite e ratificate lo stesso giorno. In base ad esse, i difensori di Maratea, deposte le armi e consegnata la rocca, ottenevano di poter tornare liberi alle proprie case, al sicuro da ogni rappresaglia, oppure, a loro libera scelta, in Sicilia, giurando però di non riprendere in futuro le armi contro i francesi e re Giuseppe. Caso più unico che raro, le masse degli irregolari borbonici avevano ottenuto di essere considerate alla stregua di truppe regolari e non di briganti, e ciò per precipuo merito della condotta nobile ed umana del Mandarini.49)
A capitolare a Maratea, e ad accettare altresì di passare al servizio del regime napoleonico, furono i capomassa Tommasini, Costa, Gugliotti e De Rosa, le cui bande furono incorporate nel Corpo dei Cacciatori di Montagna di Principato Citerà, comandato da un altro ex capomassa, Gerardo Curcio Sciarpa. Ma alla fine del 1807, dopo varie vicende, avrebbero finito quasi tutti col disertare e fuggire in Sicilia. Rocco e Francesco Stoduti si rifiutarono invece recisamente di cambiare bandiera, riuscendo ad eludere quasi immediatamente la sorveglianza delle autorità ed a riparare avventurosamente in Sicilia. Meno fortunato, Antonio Guariglia, dopo aver rifiutato il grado di capitano, finì deportato in Piemonte, nella fortezza di Fenestrelle, dove rimase sino al 1814.
47) Ibidem altro rapporto del 19 novembre 1806.
48) ANP, 381 AP 7, fase, C. Berthier, rapporto dal capo di stato maggiore al re del 30 novembre 1806; già il 25 Giuseppe aveva riferito a Napoleone che les 1500 hommes débarqués dans le Cilento ont eie prls, tués ou dispersesi les ebefs ont été prls ou fuslllés {Mémólres din rol Joseph, cit.. Ili, p. 237). Cfr. anche F. BARRA, Cronache, cit., p. 273.
45) cfr. F. BARRA. Cronache, cit., pp. 103-122.