Rassegna storica del Risorgimento

FESTE CIVILI ROMA 1846-1848
anno <1992>   pagina <315>
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LE FESTE CIVILI A ROMA (1846-1848)
Presentando questo studio, intendiamo chiarire attraverso quali mec­canismi proprio l'abulica città, oggetto dell'ironia di Charles des Brosses o di alcune divertite osservazioni di Stendhal, divenne il centro motore del movimento nazionale.
Certamente l'azione dei giobertiani presenti a Roma negli anni imme­diatamente precedenti il 1846 contribuì in modo rilevante alla sensibiliz­zazione di alcuni strati della popolazione, tanto più che la propaganda sì svolse in un periodo di grave crisi economica nonché alla fine del pontificato del non molto amato Papa Gregorio XVI. Occorreva però trasmettere le nuove idee alla massa dei romani per guadagnarne il consenso in modo duraturo. Le feste che furono organizzate a cominciare dal 17 luglio 1846, data della celebre amnistia voluta da Pio IX, e che si susseguirono in numero elevato 36, alle quali occorre aggiungere 24 banchetti pubblici, nel perìodo luglio '46-31 dicembre '47; 11 nei primi 4 mesi del '48 si rivelarono un valido mezzo di diffusione, quasi un moderno mass-media. Queste civili celebrazioni possono essere divise, rela­tivamente alla tipizzazione, in due periodi. Nei primi dodici mesi la doro struttura è simile a quella barocca delle feste romane del '600 e del '700: grandi meravigliose macchine vengono allestite nell'ambito di curatissimi apparati scenografici, nei quali assumono un ruolo primario i giochi di luce. Già verso la metà del 1847 si può notare la prevalenza di manife­stazioni maggiormente sobrie, nelle quali i cortei, sempre composti da diverse migliaia di persone, divengono i protagonisti. Questa sobrietà sempre più si accentua con l'avvicinarsi della guerra.
Le feste della Repubblica del '49 sono ancor più severe, non prive di elementi classici. Al ritorno di Pio IX dall'esilio e negli anni che seguirono, fino al '70, le feste romane, numerose, tornarono all'antico sfarzo. Questo il risultato delle nostre ricerche.
Abbiamo ritenuto inoltre di doverci soffermare sulla figura di Angelo Brunetti, il noto Ciceruacchio, per il motivo che egli non fu soltanto un fiero popolano. Si distinse altresì, svolgendo un ruolo fondamentale di intermediazione tra Xélite intellettuale, che si raggruppò soprattutto attorno al Circolo popolare e al Circolo romano, e la massa popolare. L'importante figura del Pontefice nelle feste fu, a seconda dei diversi momenti, dilatata