Rassegna storica del Risorgimento
FESTE CIVILI ROMA 1846-1848
anno
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1992
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pagina
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332
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Luciano Nasto
giante l'unità nazionale. Sulla facciata del Casino dei commercianti era stato posto un busto di Pio IX, ai piedi del quale erano ben visibili alcuni cartelli: Dio e popolo siano le bandiere dei Re; Concordia e armi e l'Italia è forte; inoltre si poteva leggere: Viva te, Palermo invitta, sempre italiana e un'altra frase carica di caldo patriottismo: la nostra terra, è dal sole scaldata, fu sempre di messi feconda, e sarà sempre la terra d'Italia.73) Concerti si svolsero per tutta la notte a conclusione di questa festa romana nella quale, come in altre città italiane, si può cogliere la testimonianza dell'orientamento nazionale della pubblica opinione.
Il card. Ferretti rassegnò le dimissioni e suo successore nella carica di segretario di Stato fu nominato il card. Bofondi che giunse a Roma, dopo un breve viaggio, il 7 febbraio. Ma già il giorno seguente era impegnato nel sedare un tumulto: i Romani protestavano contro i ritardi nella riorganizzazione delle truppe pontificie, già approvata dalla Consulta. La parola che più spesso per tre giorni fu pronunciata a Roma fu: tradimento! Il 10 febbraio Pio IX, ormai in grave difficoltà politica, fece affiggere sulle mura delle case romane un proclama che assicurava in modo generico i cittadini sulla fedeltà del Capo della Chiesa ai suoi obblighi di difensore del pontificato e del popolo. La comunicazione terminava però con una frase che fece pensare ai romani di trovarsi di nuovo dinanzi al Papa liberale del loro sogno: Benedite gran Dio l'Italia .74> Lo stesso giorno una folla di circa cinquemila persone formò un corteo che, partendo da piazza del Popolo, verso le ore sedici raggiunse il Quirinale dove Pio IX pronunciò, come un tempo, un breve discorso. La composizione della processione era inusitata e rifletteva il particolare momento: in testa era la Guardia Civica, seguita da dodici plotoni armati di daga , dal battaglione Speranza e infine da quattro plotoni di ecclesiastici che recavano tre vessilli, due tricolori e una bandiera bianco-oro; tra l'uno e l'altro plotone si trovavano semplici popolani.75) Accanto alla Guardia Civica e al popolo per la prima volta sfilarono dunque i battaglioni dell'esercito assieme, anch'essi schierati in plotoni, quasi pronti all'azione, a gruppi di sacerdoti. Fu così evidente a tutti la drammatica spaccatura del clero: da un lato i religiosi secolari favorevoli alle riforme, dall'altro i fedeli ai vecchi ordinamenti, tra questi -i Gesuiti, sempre più avversati dai romani, che Pio IX fu costretto ad espellere dalla città il 31 marzo 1848.
Le molte manifestazioni riducevano le ore di lavoro e certamente l'economia dello Stato Pontificio non attraversava un momento felice. L'imminente carnevale sarebbe dovuto essere la tradizionale valvola di
73) La Fallacie, Roma, 3 febbraio 1848.
74) ITALO FIORENTINO, op. clt., p. 185, e anche RAFFAELLO GIOVAGNOLI, op, cit p. 294. Inoltre La Pallade, Roma, 10 febbraio 1848. Questo giornale pose la frase citata da quel giorno al 29 dicembre 1848, proprio al di sotto della denominazione della testata, usando vivo inchiostro rosso.
75) ITALO FIORENTINO, op. clt.t p. 185.