Rassegna storica del Risorgimento

GIORNALI CATTOLICI ITALIA 1881-1887; ITALIA POLITICA COLONIALE
anno <1992>   pagina <362>
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362 Claudio Carli
nazionale, e del concetto cristiano del progresso, aveva portato alle mera­vigliose conquiste, realizzate dalle nazioni europee. Questo determinò l'evol­versi di un atteggiamento di superiorità, ma anche di disprezzo verso coloro che erano lontani da questo grado di sviluppo, raggiunto dagli occidentali, e, in particolare, verso i barbari e i selvaggi dell'Africa. Il giudizio negativo finiva quindi per coinvolgere anche quelle zone che vantavano un'antica tradizione cristiana, giudicata ormai decaduta e dege­nerata, come, nel caso che più ci interessa, l'Àbissinia.
Ricordiamo, a questo proposito, i tanti accenni alla barbarie abis­sina, in particolare nell'articolo di Augusto Conti sulla Rassegna nazionale del febbraio 1887,102> secondo il quale i princìpi basilari della giustizia non potevano certamente essere applicati ai selvaggi abissini.
C'è comunque da notare, per onestà di giudizio, che molti tra i conciliatoristi tendevano a sottolineare, con convinzione, l'aspetto positivo della missione civilizzatrice delle potenze europee, quella cioè legata al dovere delle suddette nazioni di provvedere a risollevare materialmente e moralmente le popolazioni barbare , anche quando questo poteva rivelarsi un peso gravoso per l'economia delle singole nazioni, magari anche non remunerativo, a breve scadenza. Questa posizione, ricordiamo, fu sostenuta soprattutto da alcuni degli autorevoli membri dell' Associa­zione nazionale per il soccorso dei missionari cattolici, in particolare da Ernesto Schiaparelli, oltre che da Antonio Stoppani.103)
Ma soprattutto l'analisi accurata dei giudizi della stampa concilia-torista, può essere utile per elaborare un giudizio più complessivo, sul­l'atteggiamento dell'intero mondo cattolico italiano nei confronti del problema coloniale.
Abbiamo già tentato, in più riprese, di segnalare la netta divergenza di opinioni, su questo tema, tra la stampa conciliatorista e quella intran­sigente. È necessario qui fermarsi ancora un momento, con più attenzione, proprio sulla stampa intransigente, per metterne in evidenza i caratteri più significativi, sempre ovviamente in relazione alle prese di posizione sulle vicende coloniali.
Innanzitutto bisogna fugare il campo da alcuni pregiudizi, di cui fece ampio uso la stampa liberale contemporanea. Negli organi di stampa dei cattolici intransigenti (a parte rare eccezioni, diffuse soprattutto nel Meridione d'Italia) non vi erano tracce di nostalgia o di speranze legitti­mistiche: l'ordine intemazionale che veniva prospettato era rivolto al futuro, non al passato; tale ordine, naturalmente, doveva avere al suo centro la Chiesa e il papato, unica fonte di verità e giustizia, oltre che la più antica ed autentica gloria della nazione italiana.104)
B) Cfr. nota 82.
103) Cfr. note 94-95.
i) Questa posizione è sostenuta, tra gli altri, da Giorgio Rumi, che ha approfondito in particolare l'analisi dell'Osservatore cattolico di Milano, cfr. G. RUMI, Milano cattolica nell'Italia unita, Milano, N.EJD,, 1983, p. 12.