Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO DI STATO DI ROMA FONDI DELLA PREFETTURA; LAZIO SINDACI
anno <1992>   pagina <375>
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La nomina dei sindaci nel Lazio 1871-1898 ZI5
nel 1881. Il Maggi, nominato sindaco, presentò le proprie dimissioni nel 1882. Ma il consiglio comunale ricorse al prefetto perché le rifiutasse, motivando tale richiesta con gli importanti affari comunali intrapresi dal Maggi, fra i quali una trattativa con il comune di Carpineto per l'acqua della sorgente Fota.
Nei comuni del Viterbese compare una situazione ancora più vivace. Abbiamo già visto a proposito del fascicolo generale che vi erano nume­rosi comuni senza sindaco e difficoltà di scelta da parte della prefettura. Sappiamo che nel Viterbese la parte liberale era più forte che negli altri comuni della provincia (nel 1880 erano stati eletti alla Camera per il collegio di Viterbo Odoardo Arbib e per quello di Montefiascone Domenico Zeppa, entrambi liberali) e con maggiore efficacia contendeva il potere alle forze tradizionali. Ne derivò una situazione molto instabile delle ammini­strazioni comunali nei primi anni dopo l'unità. Questi fascicoli speciali offrono notizie particolari di questa situazione. Occorre però tenere nel dovuto conto che si tratta di carte amministrative nelle quali l'aspetto politico non compare in modo immediato.
Nella stessa Viterbo, dopo il marchese Giacomo Lomellini d'Aragona, sindaco dal 1872, fu nominato sindaco Alessandro Polidori, subito climis-sionario. Seguì un periodo di reggenza di quattro anni, mentre il sotto­prefetto manifestava alla prefettura un eerto imbarazzo nel proporre il nuovo sindaco, a causa della composizione della giunta, contraria al suo candidato, Pietro Signorelli. Infatti il fascicolo termina con la nomina di Carlo Iannucelli nel 1881.
Nei fascicoli degli altri comuni, come al solito più circostanziati di quello di Viterbo, sono testimoniate incertezze e si intuiscono lotte per nominare questo o quel sindaco, accentuate da interventi soprattutto dell'on. Zeppa e da un certo atteggiamento autonomo del sottoprefetto. Si tratta di testimonianze singole che fanno parte di un quadro generale di instabilità, in cui il sindaco imposto dal governo si trovava tutto som­mato a mal partito.
Questi documenti, nonostante non siano sufficienti per delineare per intero l'aspetto generale e politico, tuttavia sono una vivace testimonianza della classe dirigente locale e in generale degli avve­nimenti che travagliarono quegli anni, i trienni 1874-76 e 1877-80 a cavallo del 1876; con l'aggiunta dei gravi problemi che agitarono la popolazione, come la distribuzione dei beni ecclesiastici e la prima gestione dell'istru­zione pubblica. La lotta fra clericali e filogovernativi nei comuni del Lazio fu particolarmente accesa, incrementata da rivalità personali e ataviche di natura diversa. I tradizionali maggiorenti del comune mal tolleravano le ingerenze governative. Ne sono sintomo episodi di resistenza e di ostilità ned confronti degli ufficiali governativi locali, il pretore, l'ufficiale postale o del dazio. Tutto ciò contribuiva a quella instabilità di cui questi docu­menti offrono una testimonianza ricca di particolari. Tuttavia essi vanno interpretati nella giusta chiave dì lettura, che è quella dell'organo di controllo sui comuni. Cioè per comuni a situazione difficile si formava in prefettura un fascicolo ricco di documenti che oggi ci offre notizie ricche di sfaccettature; al contrario per i comuni di facile governabilità i fasci­coli sono più poveri e meno interessanti per lo studioso a caccia di notizie per la storia locale, ma dei quali occorre pur tenere conto per