Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO DI STATO DI ROMA FONDI DELLA PREFETTURA; LAZIO SINDACI
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Libri e periodici
che, tra l'altro, destavano sovente le lamentele di religiosi e intellettuali contemporanei per la cattiva qualità dell'insegnamento impartito, anche in materia religiosa.
Nel Piemonte di fine Settecento ma il fenomeno continuerà anche col nuovo secolo la mentalità imperante inibiva alla donna ambizioni di promozione sociale e culturale che valessero a porla sullo stesso piano del mondo maschile; per questo motivo l'insegnamento dispensato alle fanciulle e adolescenti prospettava obiettivi e utilizzava strumenti distinti da quelli riservati ai ragazzi e qualitativamente inferiori. Per le figlie di famiglie benestanti l'alternativa alla educazione domestica consisteva nella permanenza per un periodo di otto-dieci anni presso un monastero di clausura in cui veniva preteso un impegno generico e sommario delle docenti e delle discenti nell'ambito dell'istruzione formale leggere, scrivere e computare mentre si attribuiva importanza centrale ai lavori domestici e femminili, alle pratiche devozionali e al catechismo, attraverso cui la malleabile personalità infantile introiettava i modelli di comportamento richiesti alle donne.
Il sistema educativo religioso era il solo attivato anche per le fanciulle delle classi medie e popolari, per le quali funzionavano, rispettivamente, le congregazioni non clausurate, come le orsoline, e gli ospizi di carità, i cui regolamenti non prevedevano di solito alcuna istruzione formale per le bambine, impartita invece ai maschi; non mancavano sporadiche novità pedagogiche in qualche regolamento d'istituto ma la norma era rappresentata da una situazione che, nel corso del Settecento, non riuscì ad innalzare l'infimo livello dì alfabetizzazione delle ragazze dei ceti medio-bassi. Quei poco del nuovo clima intellettuale che filtrava nel sistema educativo piemontese concerneva soprattutto l'attenuazione della severa disciplina tradizionale ma la società non avvertiva il bisogno di donne anche solo mediocremente istruite.
Fra il 1789 e il 1798 furono elaborati in Piemonte progetti di riforma generale dell'istruzione femminile i quali, però, non modificarono in pratica il precedente sistema: questo anzi, per alcuni aspetti, accentuò la chiusura verso il nuovo proprio a causa del timore suscitato dagli eventi francesi. Anche le iniziative assunte dal regime rivoluzionario del 1799 non sortirono alcun concreto mutamento, sia perché i nuovi governanti non si dimostrarono in possesso di una sensibilità superiore a quella dei precedenti verso la condizione femminile, sia perché la soppressione di monasteri e congregazioni religiose scompaginò la rete degli istituti preposti da secoli all'istruzione popolare e femminile. La virtù civica veniva considerata un requisito riservato agli uomini e delle donne nota l'A. la Municipalità di Torino si ricorda solo per invitare ile ' vere repubblicane * a procurare filacce agli ospedali cittadini (pp. 152-153), come farà pochi mesi dopo il governo sabaudo restaurato dalle truppe della seconda coalizione: sui due versanti della rivoluzione e della reazione c'era almeno questo accordo, sulla non rilevanza del mondo femminile nella politica e nella storia (p. 166). I governi consolare ed imperiale dettero mano ad un generale piano di riordino della scuola pubblica in tutti ì settori, anche in quello elementare, ma ancora una volta la riforma era concepita solo per i maschi: per le ragazze veniva consentita la ricostituzione, almeno in parte, di conventi ed istituti con l'obbligo per le suore di rinunciare ai voti perpetui e alla clausura con la reintroduzione dell'istruzione religiosa, impartita sul catechismo imperiale, e delle pratiche devozionali. La più importante concessione ai tempi mutati era il conferimento all'autorità laica, al posto di quella episcopale, della direzione e amministrazione dell'attività pedagogica di questi enti.
Si affermavano metodi educativi più moderni l'abolizione dell'insegnamento individuale e la formazione delle classi di alunne e un nuovo costume, uno spriito più aperto alla comprensione delle esigenze della fanciullezza e dell'adolescenza che giovava soprattutto alle ragazze dei ceti medio-bassi, in passato più indifese delle