Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO DI STATO DI ROMA FONDI DELLA PREFETTURA; LAZIO SINDACI
anno <1992>   pagina <386>
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propria centro gravitazionale, una Europa nella quale si collocavano, del resto, molteplici e diversificate periferie. Risulterebbe pertanto improprio ed ingiusto, suggerisce Renda, cogliere nella vicenda della Sicilia di quegli anni la cifra di una fatale arretratezza, di una dolorosa, irrimediabile peculiarità che tende ad escluderla sine die dalla civiltà del continente.
A testimoniare la presenza di un illuminismo isolano legato alla cultura politica europea l'A. ricorda la realizzazione in Sicilia delle due più grandi riforme di carattere intellettuale e morale che investirono tutto il continente, ossia la espulsione dei gesuiti e l'abolizione dei tribunali del Santo Uffizio {p. 61) e l'attuazione di importanti iniziative nell'ambito della alienazione di terre demaniali ed ecclesiastiche, iniziative che in gran parte modificarono la struttura sociale ed economica del­l'isola (pp. 62-63). Anche l'esperimento liberale del 1812-1815 non ya considerato alla stregua di ima restaurazione di antichi privilegi di ceti in lotta contro l'assolutismo regio, verniciata di moderno liberalismo britannico, ma inquadrato all'interno della progressiva acquisizione di più avanzate concezioni politiche da parte di significativi settori aristocratici e borghesi: la costituzione del 1812 avrebbe dovuto assumere, nelle intenzioni di Bentinok e della classe dirigente locale, la funzione di simbolo per la resistenza che si andava organizzando nelle regioni italiane contro l'occupazione francese.
In queste argomentazioni pare di cogliere talvolta una amplificazione se non proprio una forzatura derivante probabilmente dal ricordato presupposto polemico nei riguardi di tesi consolidate. I trasferimenti di terre dagli enti religiosi e dai comuni nelle mani dei notabili, ed anche di contadini, ad opera delle riforme settecentesche non furono sufficienti a dare impulso ad una profonda modernizzazione dell'agricoltura (nei sistemi di coltivazione, nei rapporti sociali, ecc.) mentre anche a proposito della costituzione del 1812 l'A. finisce con l'ammettere il ruolo determinante di Lord Bentinck che costringe i baroni riottosi a mettersi da parte, e convince gli altri a far proprie le idee liberali (p. 72) affermando che senza l'influenza britannica la costituzione del '12 non sarebbe stata mai scritta, e comunque i baroni [...] l'avrebbero formulata in termini completamente diversi (pp. 72-73): valutazioni che danno adito a molte perplessità sull'autonoma vocazione modernizzatrice delle forze politiche siciliane che l'A. vuole invece sostenere per ciò che concerne il loro contributo alla formazione di strutture amministrative e statali più consone alla nuova temperie ideale che si andava diffondendo nel Mezzogiorno della Penisola.
Anche il saggio di Giuseppe Barone si muove lungo la linea interpretativa che coglie nella società meridionale dunque non solo siciliana dell'età della Restaurazione l'assimilazione attiva di elementi moderni, spesso ignorati o non adegua­tamente valutati dagli studiosi. In particolare l'A. rivendica per il sistema murattiano ereditato dalla monarchia borbonica sul continente, e presto esteso anche alla Sicilia, ragguardevoli capacità di incidenza sulla società, sia per quanto riguarda le strutture economiche e i rapporti di produzione, sia per ciò che attiene al ruolo delle istituzioni statali e del sistema politico, sia ancora in riferimento ai fenomeni di mobilità sociale e di ricambio culturale dei valori, dei comportamenti individuali e della mentalità collettiva (p. 176), anche se per quest'ultimo aspetto concede che le forme e i tempi della modernizzazione assumono caratteri e ritmi più lenti (p. 184). Questo discorso, condotto in polemica con interpretazioni come quella risorgimentista o quella meridionalista che hanno insistito quasi esclusivamente sugli aspetti negativi, di resistenza al cambiamento (p. 175) propone dunque una lettura dell'attività del governo borbonico nei primi decenni della Restaurazione che ne enfatizza la capacità di fungere da propulsore ad energie sociali nuove e alternative rispetto alle tradizionali classi dominanti, garantendo il ricambio delle élites soprattutto in ambito locale.
Tra le comunicazioni che completano il volume, alcune offrono una rapida