Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO DI STATO DI ROMA FONDI DELLA PREFETTURA; LAZIO SINDACI
anno
<
1992
>
pagina
<
391
>
Libri e periodici 391
talmente rigida da impedire l'attecchimento [...] di ideologie mediatrici . Questa contrapposizione sostanzialmente sterile di innovazione nel tessuto connettivo della società umbra comportò la mancanza di una graduale ma costante evoluzione sociale, con fenomeni non marginali di doppiezza ideologica, allorché la rigidità delle posizioni ufficiali si stemperava nella miriade di posizioni private, personali o di gruppi, che di fatto annacquavano le ideologie generali senza dar corpo a precisi punti di riferimento politici (p. 92). Nonostante, però, questa mancanza di dinamismo nel tessuto connettivo della società umbra, Ugolini tende a rifuggire dai rigidi schematismi di arretratezza e isolamento con i quali si è soliti giudicare la storia dì questa regione nei due secoli scorsi: esiste un modello umbro di sviluppo e come tale va studiato; lo si può giudicare arretrato ponendosi nell'ambito di una valutazione critica, ma senza porre rapporti di identità o di causa e effetto tra i due termini <p. 100).
Più circoscritto nello spazio e nel tempo rispetto al precedente è il contributo di Vincenzo Pirro, Perugia giacobina (1797-1799). Nei ricostruire con ritmo narrativo serrato ed efficace le fasi salienti dell'entrata dell'esercito francese in Umbria e del-Knstaurazione della repubblica a Perugia, Pirro ha parlato di vitalità quasi primitiva e barbarica, esplosa in quel periodo concitatissimo tra i fautori del nuovo ordine di cose ed i sanfedisti; una notevole cesura per una regione rimasta fino a quel momento ferma al medioevo . Questa cruenta contrapposizione fu superata solo nell'Ottocento, quando la ragione ragionante, ammaestrata dai fatti, diventerà ragione storica, e d'altra parte la fede religiosa, rinnovata dalla cultura laica, diventerà fede morale (p. 117-118).
Gian Biagio Furiozzi, Luigi Pianciani e la democrazia umbra dal 1861 al 1870, si è soffermato sull'attività politica del democratico spoletino, ed in particolare sui motivi ideali che stavano alla base di quelle Lettere umbre pubblicate nel 1861 sulla fiorentina La Nuova Europa. Attento alla realtà della provincia umbra alla quale apparteneva, Pianciani rivelava in quelle dieci lettere la preoccupazione per la possibile insorgenza della reazione legittimista e clericale e la sua strisciante ingerenza nell'apparato pubblico, senza peraltro nascondere (ed anzi stigmatizzando) le non poche prevaricazioni dei liberali verso il clero ed i cattolici in generale. Tendenza questa del Pianciani, che conferma il carattere peculiare del suo laicismo e del suo democraticismo, di più. vasto respiro e privo, anche nel pratico operare, di spirito di parte.
Mario Tosti, L'inserimento dell'Umbria nello Stato unitario, ha confermato nella sua rapida sintesi l'arretratezza strutturale nell'Ottocento di una regione, il cui carattere peculiare consisteva nella identificazione con il suo centro urbano maggiore, Perugia; mentre Stefania Magliani, si è soffermata sulle Trasformazioni urbanistiche a Perugia dopo l'Unità, con la sostituzione ai vecchi simboli di potere quelli della nuova realtà borghese, riempendo spazi già in precedenza occupati (p. 158).
Chiude la prima parte del volume il saggio di Raffaele Rossi, La società regionale tra Ottocento e Novecento, che sottolinea il ruolo negativo svolto dalla proprietà nobiliare assenteista, freno a quel decollo economico e sociale dell'Umbria che, seppure con fatica, si stava registrando entro il nuovo quadro politico ed istituzionale.
Il saggio di R. Ugolini, L'età gioliltiana: apoteosi e crisi della maggioranza liberale, apre la seconda parte del volume, che riproduce, come si è detto, gli Atti del congresso del 1990, Secondo questo studioso, che ha parlato di liberalismo - bloccato ' in età giolittiana da mettere in relazione alla democrazia - bloccata ' nei nostri tempi (in questo senso si comprende anche il continuo richiamo a Giolitti e la sua ' fortuna ' nella cultura politica e storiografica del secondo dopoguerra), il limite storico dell'esperienza giolittiana consiste nella miopia dell'uomo di Drenerò in campo internazionale, con la scelta della neutralità, e la sanzione del primato delia politica interna sulla realtà internazionale: Giolitti non comprese che era impossibile ignorare le ragioni di un contrasto europeo eminentemente ideologico, L'Europa si schierava da una parte