Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO DI STATO DI ROMA FONDI DELLA PREFETTURA; LAZIO SINDACI
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Libri e periodici
o dall'altra: ridurre la questione della posizione italiana ad una arida quantificazione dell'utile e del conveniente significava riportare l'ottica della nostra politica estera ad una visione settecentesca della problematica internazionale. L'opportunismo di un Vittorio Amedeo non era certo l'esempio più adatto da prendere in considerazione per affrontare le tematiche, a dimensione mondiale, inerenti all'imperialismo e alle logiche di mercato (p. 171). L'Italia dopo la guerra vittoriosa rimase praticamente senza classe dirigente, grazie anche all'azione imbonitrice (funzionale al suo sistema) operata per troppi anni da Giolitti sull'opposizione: bisognò inventare rapidamente qualcosa di nuovo per trovare un partito di governo in sintonia con la tradizione risorgimentale, e la scelta non fu certo felice (p. 177).
I contributi di G. B. Furiozzi, Le sinistre tra opposizione e integrazione nell'età giolittiana, e di Francesco Malgeri, La trasformazione del movimento cattolico, ripercorrono le tappe principali dell'opposizione, laica e socialista da un lato e cattolica dall'altro, al sistema giolittiano; mentre i saggi di V. G. Pacifici, Dopo il primo conflitto mondiale: la crisi del partito tradizionale e l'ascesa del partito nazionale fascista, e di Zeffiro Ciuffoletti, Il fascismo e la distruzione dei partiti dell'opposizione, ci offrono in una rapida ma puntuale disamina i momenti salienti della crisi dello Stato liberale che si consuma tra il 1919 e il 1923: da un lato, si assiste all'incapacità di uno schieramento liberale ad aggregarsi in partito moderno, con i due partiti di massa (cattolico e socialista) incapaci di cogliere, vittime di tentennamenti, di mai superate riserve mentali, di autolesionistici pregiudizi, il ruolo assegnato loro dal suffragio universale, quello di successione alla vecchia classe dirigente (Pacifici, p. 207); dall'altro, a completamento di questa crisi, il suggello della legge Acerbo, atto finale del suicidio della classe dirigente [liberale] e dell'Assemblea rappresentativa, come quella del Reichstag che votò i pieni poteri di Hitler nel marzo del 1933 <Ciuffoletti, p. 225).
Carlo Carini, Crisi del fascismo e ricostruzione dei partiti, incentra il discorso sul ruolo dei partiti nel superamento della crisi 1943-1948; mentre i contributi di R. Rossi, L'età giolittiana in Umbria: i partiti, di M. Tosti, L'età giolittiana in Umbria: la società, di Fabrizio Bracco, Il primo dopoguerra in Umbria e le origini del fascismo, di Gianfranco Pellegrini, II fascismo in Umbria tra consenso e dissenso, verificano sul terreno regionale quella crisi esplosa al termine dell'età giolittiana su scala nazionale.
Chiudono il volume i saggi di S. Magliani, Il fascismo in Umbria: trasformazioni urbanistiche. L'esempio di Perugia, che verifica anche in età fascista come aveva già fatto per l'Ottocento i mutamenti urbanistici e la nuova simbologia del potere nel capoluogo umbro; e di M. Cristina Giuntella, La società umbra durante il fascismo, che si sofferma sul progetto del fascismo di unificare ed omologare questa realtà regionale alla vita nazionale: omologazione imperfetta, che fa venire in mente certe vignette dell'umorista francese Sempé , dove in una serie di sequenze si vede una parata militare con soldati inquadrati, carri armati, missili, cannoni minacciosi che intimoriscono la folla assiepata ai bordi della sfilata. Alla fine passa un minuscolo carrettino di gelati e la gente torna a sorridere distesa <p. 298).
CARLO M. FIORENTINO
/ Duchi di Galliera, Alta finanza, arte e filantropia tra Genova e l'Europa nell'Ottocento, a cura di GIOVANNI ASSERETO, GIORGIO DORI A, PAOLA MASSA P I ERG IOV ANNI, LIANA SAGINATI, LAURA TAGLIAFERRO; Genova, Marietti, 1991, in 8, pp. 989, voli. 2, 34 tav. f. i L. 100.000.
Su Raffaele De Ferrari, Duca di Galliera, sulla moglie Maria e, di riflesso, sui padre di lei Antonio Brìgnole Sale, figure di grande rilievo nella storia genovese ed