Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO DI STATO DI ROMA FONDI DELLA PREFETTURA; LAZIO SINDACI
anno <1992>   pagina <396>
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396 Libri e periodici
esempio il Pianciani, che era stato chiamato nel 1860 a votare l'annessione delle varie regioni al Regno di Sardegna, ma che poi si era visto togliere, appena pochi mesi dopo, il diritto di voto nelle elezioni politiche e amministrative.
Vecchi contribuì alla fondazione dell'Associazione democratica, dell'Associazione emancipatrice, dei Comitati di provvedimento e fu tra i fondatori del periodico La sveglia. Seguì sempre da vicino la vita della Massoneria, di cui faceva parte da tempo con incarichi di rilievo; aiutò il movimento per liberare Roma. Ma Roma, come si sa, fu conquistata dai bersaglieri regi: e questo non piacque a molti repubblicani intransigenti, i quali avrebbero voluto una Roma capitale di una Repubblica democratica. A Perugia, dopo il 20 settembre, ci fu una manifestazione contraria al re e in favore di Mazzini. Un Mazzini che rimase così male dalla liberazione di Roma effettuata dai monarchici che, quando passò per la capitale di ritorno dal carcere di Gaeta, non volle nemmeno visitare la città, dalla quale mancava dal 1849.
Altri repubblicani avevano invece accettato da tempo l'alleanza tattica con la monarchia di Savoia, anche se non rinunciarono mai al loro sogno repubblicano: il principale di essi fu Garibaldi; a Perugia fu il caso di Pennacchi, che lo confessa in una lettera proprio ad A. Vecchi riportata nel libro di Bozzi. Vecchi entrò nel consiglio comunale di Perugia e poi nel consiglio provinciale, dove si dimostrò assai combattivo. Tra il 1874 e il 1876 fu tra i promotori di un Comitato elettorale progressista e di una Associazione progressista ispirata a livello nazionale da Crispi e da Pianciani. Fondò due nuovi giornali, La Provincia e L'operaio, il primo diretto ai ceti borghesi e il secondo a quelli operai e artigiani.
Nel 1867, quando la Sinistra storica ebbe la maggioranza in Parlamento, egli riuscì finalmente a far eleggere deputato l'amico fraterno Ariodante Fabretti, che vinse sul sindaco Ansidei. Nell'ultimo anno della sua vita, Bozzi ce lo descrive impegnato nella rivendicazione del suffragio universale e nella difesa degli operai disoccupati
All'inizio del libro, Bozzi si chiede se Vecchi possa essere visto come un personaggio sconfìtto, in quanto nessuno dei suoi progetti politici e sociali sembrò allora realizzarsi. La risposta possiamo trarla da quanto ebbe a scrivere parecchi anni orsono Luigi Salva­torelli, secondo il quale a fare l'Italia non erano stati solo Cavour, i monarchici e i moderati, ma, a ben vedere, anche tutti coloro che, da parte democratica e repubblicana, avevano anch'essi contribuito alla formazione della coscienza nazionale, al risveglio del sentimento patriottico e al successo dell'idea unitaria. Ma la risposta si trova anche nelle ultime righe del libro di Bozzi, laddove egli dice che i frutti di colui che semina possono giungere anche a lunga scadenza e per vie che egli neppure può prevedere .
Nell'appendice sono riprodotte una serie di lettere scritte dal Vecchi o a lui dirette, oltre ad un gruppo di documenti attestanti l'attività politica e l'impegno civile di un personaggio tra i più attivi e intraprendenti del Risorgimento umbro.
GIAN BIAGIO FURIOZZI
SANDRO DOLDI, / liguri presenti alle Riuuioni degli scienziati italiani, in La Berlo, 1989, n. 3, pp. 5-37 e 1990, n. 2-3, pp. 59-98.
Delle Riunioni degli scienziati italiani si è parlato, da parte degli studiosi di storia del Risorgimento, da una particolare angolazione: cercando, cioè, di cogliere in un dibattito di natura scientifica quanto poteva apparire premessa ad un discorso di unificazione nazionale, e di libertà civile e politica. Sandro Doldi, docente universitario presso una Facoltà scientifica, ha affrontato il tema da un diverso punto di vista;