Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO DI STATO DI ROMA FONDI DELLA PREFETTURA; LAZIO SINDACI
anno <1992>   pagina <398>
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398 Ubri e periodici
anni: la volontà, che riguarda sempre più larghi strati di italiani, di capire la nostra storia partendo dal dato locale in vista di una valorizzazione dell'intero patrimonio culturale del nostro Paese. Il che deve far riflettere sulla necessità, oramai inderogabile, di un sempre maggior impegno volto a incoraggiare questo crescente desiderio di conoscenza.
Edito a cura del Comune di Vicenza, in occasione dei 140 anni della medaglia d'oro e 70 anni dalla Grande Guerra, il volume si compone di due brevi introduzioni del sindaco Antonio Corazzin e del consigliere comunale Bruno Zamberlan. Segue una dotta e divertente disamina di Mario Michelon sulla bandiera di Vicenza che presenta una caratteristica particolare: è la bandiera con i colori nazionali, in tre bande con il verde accanto all'asta, il bianco al centro, il rosso all'esterno; al centro del bianco reca lo stemma della città, cioè uno scudo con croce bianca su campo rósso, e alla sommità dell'asta è appesa una sciarpa in due strisce con i colori della città, il bianco e il rosso (p. IX). In appendice a questo intervento, tre documenti: il Decreto di conferimento della medaglia d'oro al V.M, del 19 ottobre 1866; la Proposta per la bandiera (ottobre 1866); l' Offerta della medaglia d'oro alla Patria (21 dicembre 1935).
Il volume entra nel merito delle questioni storiche dopo i saluti di Marcello Mantovani, presidente del Comitato Associazioni d'Arma, e di Giuseppe Crosara, presi­dente dell'Associazione Combattenti e Reduci, con i saggi di Andrea Kozlovic (Dalla caduta della Repubblica di Venezia all'annessione al Regno d'Italia 1797-1866), Gianni Pieropan (Ritratto di Vicenza e della Terra Vicentina nella Grande Guerra 1915-1918), Walter Stefani (1940-1945 II martirio di una città).
Concentreremo la nostra attenzione sul saggio di Kozlovic, non solo perché più inerente ai temi della Rassegna, ma anche perché ci pare il contributo che meglio corri­sponde alle caratteristiche evidenziate all'inizio di questa scheda.
Il saggio prende le mosse dall'ultimo rappresentante del governo veneto, Girolamo Barbaro, che lasciò Vicenza la sera del 26 aprile 1797 quasi di nascosto [...] e la mattina successiva le truppe del generale La Hoz trecento soldati in tutto face­vano il loro ingresso nel capoluogo dando l'avvio ad una rapida democratizzazione della città (p. 11). Con l'arrivo dei francesi la città da un lato potè avere una Municipa­lità di 35 membri, l'albero della libertà e l'abolizione dei lacchè ; dall'altro dovette sopportare il saccheggio del Monte di Pietà, una imposizione di lire venete 4.000.000 (10 maggio 1797) la prima di una lunghissima serie che nel giro di due decenni dissanguerà la provincia gravissime requisizioni ed il mantenimento della guarnigione francese (p. 11).
La pace di Presburgo sanziona il passaggio della provincia vicentina al Regno d'Italia. Notevoli i cambiamenti: in campo amministrativo il Comune divenne ente di diritto autonomo e furono istituite in luogo delle antiche Podesterie e Vicariati (cioè le unità provinciali intermedie), i Cantoni, i Distretti e i Dipartimenti retti da un prefetto di nomina regia. In campo giudiziario si introdussero le nuove strutture delle Giudicature di Pace, i Tribunali di Prima Istanza e Tribunali Provinciali che, oltre a sostituire gli antichi "banchi di giustizia" di età veneziana, davano certezza di diritto specialmente dopo l'introduzione del Codice Napoleone (p. 12). Non meno curato il settore scolastico: in pochi anni in tutto il Veneto vennero aperte centinaia di scuole primarie ed in ogni capoluogo venne istituito un pubblico Liceo che, dopo un corso regolare di studi, permetteva l'accesso all'Università (p. 12). Tra gli aspetti negativi della dominazione francese, l'Autore sottolinea la dura tassazione e la severa coscri­zione che produssero forte malcontento tra la popolazione, come dimostra la rivolta del 1809 avvenuta In concomitanza con un'offensiva austriaca nel Tirolo. Solo una durissima repressione riportò la calma nella regione, ma non servì a stroncare il fenomeno della renitenza alla leva e alcune forme di brigantaggio.