Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO DI STATO DI ROMA FONDI DELLA PREFETTURA; LAZIO SINDACI
anno <1992>   pagina <399>
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Libri e periodici 399
Dopo la descrizione del crollo di Napoleone e del passaggio all'amministrazione austrìaca, l'Autore nota che all'* avvedutezza in campo amministrativo non corrispose [...] uguale lungimiranza in campo politico: l'atteggiamento ottuso del Metternich ten­deva ad escludere dal governo della cosa pubblica i ceti emergenti al cui considerevole peso economico non corrispondeva uguale peso politico (p. 14). Nonostante ciò, non vi era opposizione e se, in generale, la Carboneria aveva dato qualche grattacapo alle autorità, costringendo il vescovo Peruzzi (1746-1830) ad elaborare una lunga pastorale sui pericoli delle sette secrete, il tono generale della lotta politica era piuttosto fiacco, tanto che i moti del 1831 non lasciarono traccia.
Scarse, anche per la perdita dell'archivio di polizia, le segnalazioni di criminalità politica, a parte una curiosa storia del 1843 in cui un sedicente carbonaro aveva dichiarato alla fidanzata di essere affiliato ad una setta patriottica che imponeva ai suoi adepti l'obbligo del celibato più assoluto.
Diverso il clima nel Quarantotto, che provocò forti entusiasmi, in particolare al­l'arrivo del corriere di Milano che portava le notizie delle prime barricate e dei primi scontri. H 25 marzo si formò il governo provvisorio, mentre la forte guarnigione austriaca si ritirava. Immediata la volontà di fusione con Venezia; intanto, in campo amministrativo e giudiziario venivano varate le prime riforme: tra queste, l'Autore mette in evidenza l'abolizione della tassa personale che sostituiva il dazio consumo nei comuni non murati [...], svincolata dal reddito e che pertanto doveva essere pagata anche dai meno abbienti (p. 18). I successivi fatti militari e politici diedero fiato ai filopiemontesi come Sebastiano Tecchio: egli aveva compreso appieno i limiti del­l'azione veneziana e l'importanza di superare la fase "veneta" dell'insurrezione per passare alla fase "nazionale" che avrebbe dovuto portare alla creazione di un grande Stato (p. 20). A questa soluzione si opponeva Daniele Manin, preoccupato di vedere Venezia senza retroterra per la difesa. Grave per tutto il Veneto fu la caduta di Vicenza, anche se la difesa della città, e in particolare del suo elemento logistico più importante, Monte Berico, resta una delle pagine più belle del nostro Risorgimento di cui l'Autore ci dà una suggestiva e quanto mai precisa descrizione (che risulta essere la parte più efficace del saggio).
L'11 giugno inizia l'occupazione militare austriaca e il governo civile sarà restau­rato solo con la fine dell'estate. Il clima di questo periodo fu caratterizzato da una dura sorveglianza militare e poliziesca ai danni della popolazione, almeno fino al 1857. Oramai la distanza tra società e governo era incolmabile: la presa di coscienza nazio­nale era avvenuta. Infatti, molti furono i volontari nel '59 e, dopo Villafranca, tanti gli esuli in Piemonte.
Il 1866 giunge, paradossalmente, quasi inaspettato. Nella notte tra il 12 e il 13 luglio le autorità austriache abbandonano d'improvviso Vicenza e alla fine di ottobre il neonato Giornate di Vicenza dà la notizia dell'annessione del Veneto al Regno d'Italia.
A conclusione di questa rapida carrellata, da segnalare il prezioso e intelligente apparato iconografico che rende il volume particolarmente elegante e utile per la didat­tica nelle scuole.
FRANCESCO GHTOETTX
AA.VV., Gioacchino Ventura e il pensiero politico d'ispirazione cristiana dell'Ottocento, a cura dì Eugenio Guccione; Firenze, Olschki, 1991, in 8, voli. 2, pp. 826. S.p.
Vi s! pubblicano gli Atti del Seminario intemazionale organizzato ad Erice nell'ottore 1988 da quel Centro di Cultura Scientifica Ettore Maiorana e dal