Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO DI STATO DI ROMA FONDI DELLA PREFETTURA; LAZIO SINDACI
anno <1992>   pagina <401>
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. Libri e periodici 401
servirlo sul piano delle idee e su quello delle opere. Ed è mancato, occorre dire, l'impegno di riferirsi più compiutamente al pensiero socio-politico del Ventura attraverso la pubblicazione degli inediti che si conservano negli archìvi pubblici e privati, parti­colarmente di quelli che interessano la partecipazione di questi agli eventi degli anni 1848-1849.
Trattiamo adesso di alcuni interventi limitando la nostra indagine al Ventura storico ed interprete del Risorgimento nazionale, prendendo le mosse da quanto scrive il D'Addio nella memoria citata in cui lo studioso si riferisce ai liberalismi piuttosto che al liberalismo, cioè come scrive ad una pluralità di orientamenti e di posizioni, caratterizzati certamente dalla comune affermazione del primato della libertà, ma distinti e diversi, a volte fra loro contrastanti, a secondo del modo di intendere il concetto di libertà . Né il Ventura si sottrae a siffatta classificazione che investe e riguarda particolarmente chi, come il Nostro, affondava le sue basi formative in una istruzione clericale.
Francesco Brancate nella memoria dal titolo Ventura nella critica storica tiene ben presente questo concetto quando ci propone un Padre Ventura quale una delle figure più rappresentative del Tradizionalismo, prima, e del cattolicesimo liberale, dopo , ma si unisce alla constatazione che al piano di rilievo in cui lo collocano la sua azione e la sua opera non corrisponde una adeguata tradizione storiografica e critica . Ma, sia dalla indagine del Brancato che da altre relazioni proposte in questi Atti , appare come in nessun periodo dei tempi coevi e di quelli a noi vicini la figura e l'opera del Ventura siano state trascurate dagli studiosi e che, anzi, queste siano state sempre più rivalutate. Detto studioso dedica un capitolo del suo intervento alla presenza del Ventura nei fatti della rivoluzione siciliana del 1848 rifacendosi al riguardo agli scritti del Di Carlo e riferendosi alla bibliografia sul tema, che non è certo di lieve spessore ma su cui non possiamo soffermarci in questa breve nota.
Enzo Sciacca, nella memoria dal titolo Costituzionalismo e liberalismo in Ventura, esamina con rigore le risposte che questi avrebbe cercato di dare ai tanti problemi posti dalla nuova situazione politica, sociale ed istituzionale e, riferendosi al fatto che queste potessero essere trovate nella tradizionale cultura cattolica, osserva che il dotto teatino, pur accettando la realtà in cui viveva, respingeva le nuove concezioni filosofiche che considerava essenzialmente negatrici dei principi primi della sociologia e della filosofia cattolica . Ma detto studioso non può non indicare quale eterodosso il pensiero politico del Ventura rispetto alla letteratura politica del suo tempo sia nei confronti di alcune correnti democratiche sia del legittimismo che proponeva la teoria del diritto divino, la insindacabilità del monarca e, pertanto, dell'assolutismo regio. Lo Sciacca disserta sulla concezione venturiana del potere politico, sulle forme di governo, sul suo costituzionalismo, sulla sua concezione pluralistica della società e dello Stato e, sulla base delle sue opere politiche del primo 1848, si riferisce alle ragioni teoretiche per cui il Ventura rigetta i presupposti filosofici e politici del liberalismo, da Locke a Montesquieu, indicando, attraverso quattro differenti situazioni, i limiti di coesistenza fra popolo e sovrano ed i termini in cui ognuno dei due poteri potesse esercitare le sue funzioni o, il secondo, rivendicare, anche con la forza, i suoi diritti conculcati e le sue libertà vilipese.
Sul tema ritorna, nella relazione dal titolo Legittimismo e tradizionalismo in Ventura, Manlio CorseHi che, per altro, ci propone una figura ed immagine del Ventura che non si era ancora confrontato con la esaltante esperienza europea del 1848 e si proponeva quale combattente implacabile nei confronti di ciò che reputava errore della ragione, tralignamento della fede, eversione dell'ordine politico e sovver­timento dell'essere sociale, cioè contro ogni tensione politica e sociale che potesse prospettarsi quale conseguenza delle aberrazioni ideologiche giacobine .
Nella relazione dal titolo II concetto di democrazia in Gioacchino Ventura,