Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVIO DI STATO DI ROMA FONDI DELLA PREFETTURA; LAZIO SINDACI
anno <1992>   pagina <402>
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402 Libri e periodici
Eugenio Guccione si riferisce 1 personaggio osservando che egli era un convertito alla democrazia e rifacendosi per questo alia educazione che aveva rieevuto in famiglia e, pai, in ambiente ecclesiastico in cui si era mosso, fin dai più giovani anni, in clima, se non reazionario, almeno di forte conservazione. Il Guccione coglie questo trapasso (in pagine cui appone il titolo significativo. Premesse di una conversione) fin dal 1831 quando il Ventura, cioè, sì avviava ai quarant'anni. Queste pagine, cui seguono altee dal titolo Utopia o realismo di un credente, ci introducono nel travaglio spirituale che il dotto prelato dovette affrontare e subire mei suoi difficili e controversi rapporti con il Laraennais e con il gruppo de L'Avenir e fino al 1847, anno in cui scrive il Guccione il pensiero venturiano esplode in tutta la sua carica democratica con l'elezione di Pio IX al soglio pontificio. Attraverso gli scritti di quegli anni (di cui lo studioso cita l'Elogio funebre di Daniello O'Connell, del 1847, La Memoria pel riconoscimento della Sicilia come Stato sovrano e indipendente e il discorso funebre pei morti di Vienna, del 1848), il Ventura sviluppò il suo concetto di democrazia che lo avrebbe portato nel 1859, nel Saggio sul potere pubblico o esposizione delle leggi naturali dell'ordine sociale alla constatazione scrive il Guccione che la democrazia in senso cristiano fosse sicuramente in grado di conciliare essendo ciò la prima esigenza della politica l'azione del Potere supremo collazione dei poteri subalterni o l'autorità colla libertà . Il che smentirebbe quanti ritenevano e temevano che unico rimedio all'assolutismo fosse l'anarchia...
Di Ventura e la questione siciliana del 1848 tratta, in un puntuale intervento, Francesco Renda che, rifacendosi alla relazione dello Sciacca, già citata, osserva che la rivoluzione siciliana per Ventura ha valore esemplare nella elaborazione della sua dottrina e si chiede quale fosse la collocazione di questi all'interno della storia della dottrina della sovranità quale era stata fissata nei secoli dal pensiero di Sant'Agostino, di San Tommaso attraverso i due versanti, qcello laico e quello religioso Ma, da storico laico, il Renda non può non chiedersi quali fossero i limiti metodologici che il Ventura era costretto a porsi nella sua ricerca e quale fosse la condizione di uno storico in abito talare in quel tempo, conteso e diviso fra due opposte anime, nella volontà, da una parte, di restare all'interno della ortodossia cattolica e nella esigenza, dall'altra, di spiegarsi e di spiegare i limiti di legittimità delle rivoluzioni in atto.
Sul tema 7/ problema siciliano del 1848 nella prospettiva politica europea: il giudizio di Gioacchino Ventura riferisce, in una attenta memoria, Francesca Riccobono che esordisce trattando della crisi spirituale ed ideologica, caratteristica di molti cattolici dell'Ottocento, che si manifestò nel Ventura diviso nella ricerca di una conciliazione dei principi cristiani con la civiltà e il mondo moderni . Da ciò il conflitto, che fu vivacissimo nel Nostro, fra due sentimenti che egli sentiva in sommo grado, la Religione e la Libertà; da esso deriva quella contradditorietà di comportamenti che si manifesta nei liberali cattolici della sua generazione. La predetta studiosa, attraverso una complessa indagine e l'indicazione di alcune fonti, delinea quale avrebbe potuto essere, secondo i convincimenti del Ventura, il futuro assetto della Sicilia nel quadro delle libertà italiane, ipotesi che sono proposte, anche, a mezzo dei dispacci che questi inviava da Roma al Governo provvisorio siciliano nella sua veste di Ministro pleni­potenziario e Commissario straordinario presso la Corte pontificia, carica per altro per cui non ottenne riconoscimento. La predetta studiosa fa conoscere al riguardo brani di alcuni dispacci del Ventura al ministro degli Affari Esteri del Governo Prov­visorio di Sicilia, che si conservano nell'Archivio di Stato di Palermo, Fondo Raeli, testi su cui aveva riferito ampiamente Adelaide Baviera nel 1960 in La corrispondenza diplomatica del P. Gioacchino Ventura incaricato del Governo provvisorio siciliano a Roma (31 marzo 1848-9 aprile 1849) ma che sono tuttora in gran parte inediti. Significativo al riguardo un dispaccio in cui il Ventura, nell'aprile 1848, esamina la collocazione politica dei partiti, o meglio delle parti, operanti in Italia che divide in Oscurantisti,