Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVIO DI STATO DI ROMA FONDI DELLA PREFETTURA; LAZIO SINDACI
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1992
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Libri e periodici
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Costituzionali retrogradi, Costituziaitati progressisti, Repubblicani, Unionisti o radicali. È significativa l'apertura europea del dispaccio riferendosi il Ventura al movimento europeo in atto e agli ultimi avvenimenti d'Italia e di Germania. Ma il discorso sul problema siciliano visto in chiave europea è di tale complessità che non può essere riassunto in poche note.
Parimenti complessa è la problematica esaminata da M. Sofia Messana Virga nella estesa memoria (sono 80 pagine) dai titolo // problema istituzionale in Sicilia. Tema questo ponderoso, e molteplice nei suoi significati, che la studiosa esamina con attenzione partendo dai motivi per cui, a seguito della rivoluzione vittoriosa del 12 gennaio 1848, il Governo siciliano aveva chiamato il Ventura a rappresentarlo presso la Corte pontificia e quali fossero i suoi meriti e benemerenze sia verso la Sicilia sia verso la causa siciliana. Ne consegue l'esame del costituzionalismo visto dal Ventura negli scritti che seguirono immediatamente allo scoppio della rivoluzione, fra cui ci limitiamo ad annotare quello dal titolo La Questione Siculo nel 1848 sciolta nel vero interesse della Sicilia, di Napoli e dell'Italia dal R.mo P. D. Gioacchino Ventura ex Generale dei CC.RR. Teatini, stampato a Roma con la data del 12 febbraio 1848. Ad un mese, cioè, dallo scoppio della rivoluzione, quando le truppe borboniche avevano abbandonato da poco la maggior parte della Sicilia e si dava inizio ad un faticoso periodo di assestamento, il dotto palermitano faceva sentire la sua voce ed indicava la via che avrebbe dovuto seguirsi. La complessità dei motivi che emergono dalla Questione siciliana, la dualità ed unità dei termini Nazione Siciliana-Nazione italiana, l'adesione del Ventura al costituzionalismo liberale e democratico, il suo apprezzamento per le istituzioni repubblicane, l'apertura verso la società europea, i rapporti con il Gioberti e con gli uomini più influenti della rivoluzione (particolarmente con lo Stabile, il marchese di Torrearsa, Giuseppe Farina, di cui è pubblicata una Memoria inedita, databile al maggio 1848 in favore del riconoscimento del Governo di Sicilia per parte delle Potenze Italiane ), le continue proposte di ordine politico ed economico intese a salvare la Sicilia e la sua indipendenza nel quadro della libertà italiana costituiscono la tematica trattata nelle pagine della Messana che si inseriscono nel quadro .più ampio della vita politica dell'isola durante il biennio liberale degli anni 1848-1849. È merito, anche, di detta studiosa l'aver pubblicato il testo integrale di un significativo rapporto inedito del 20 aprile 1848 sui partiti in Italia e la Repubblica di cui abbiamo citato alcuni punti nel brano datone dalla Riccobono.
Sul tema specifico del Ventura Commissario della Sicilia a Roma riferisce Fausta Puccio che, dopo avere accennato ad alcuni significati della rivoluzione siciliana del 1848, in cui, a suo dire, sarebbe prevalsa la componente aristocratica, propone, attraverso l'esame dei dispacci inviati a Palermo dal Ventura, alcuni spunti di grande interesse aui contrasti e i malintesi che si manifestarono ripetutamente, e su gravi casi politici e diplomatici, fra il Governo rivoluzionario e il suo Commissario a Roma. La Puccio ci fa conoscere al riguardo, nel testo completo tratto dal già citato Fondo Raeli (busta n. 3) dell'Archivio di Stato di Palermo, un dispaccio inedito di grande interesse inviato dallo Incaricato di Sicilia in data 13 giugno 1848; in esso questi tratta delle manovre degli alberasti che a sua detta parlano senza mistero della riunione dell'Italia intera, compresavi la Sicilia, sotto l'unico scettro della Casa di Savoia , si riferisce a quattro animatissime conferenze da lui avute con il Signor Abate Gioberti che, a detta del latore, a un grande ingegno aggiunge una gran semplicità di cuore , fa cenno con mal celata ironia alle prediche di questi in favore della sua idea prediletta dell'unica monarchia italiana ed esamina parecchi problemi di ordine italiano ed internazionale con acume e grande perspicacia. È un dispaccio che sorprende per la lucidità, la chiaroveggenza con cui il dotto abate teatino vede la politica italiana del tempo e la collocazione che, nel nuovo assetto italiano derivante dalla guerra in corso contro l'Austria e dalle rivoluzioni, avrebbe potuto avere l'isola. È merito