Rassegna storica del Risorgimento

SAFFI AURELIO
anno <1992>   pagina <441>
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Gli studi giovanili di Aurelio Saffi 441
vichìani, accettata dal Romagnosi nell'Introduzione allo studio del diritto pubblico universale del 1805, e respinta più tardi, nel 1821. Il Vico teneva sotto gli occhi come modelli di storia nel tempo quelle dei popoli antichi, e quella dei romani in particolare, più completa nel suo ciclo di sviluppo e decadenza, e meglio conosciuta dalla storiografia a lui contemporanea. Per il Saffi si presentava il problema di procedere oltre nell'interpretazione filosofica, vedendo nel Medio Evo non un ritomo alla barbarie, sia pure carica di una sua prorompente forza creativa, ma un'età, nella quale il progresso non si era interrotto. S'imponeva la rivalutazione del Medio Evo, alla quale ostava la tradizione del Rinasci­mento, e soprattutto la recente allora filosofia dei lumi con la sua accusa di oscurantismo diretta senza appello alle religioni storiche, e al catto­licesimo in particolare.
Il problema era sentito dagli italiani, da coloro cioè, che intendevano riscattare se stessi e il loro popolo riscoprendone l'identità nazionale, composta di quei caratteri che si erano sviluppati attraverso la storia. Senza questa identità, si temeva di non poter accedere all'aureo soglio delle nazioni libere ed indipendenti; ma, com'era accaduto ancora una volta nel periodo recente e turbinoso che aveva preso il nome da Bona-parte, e poi dalla Restaurazione, di restare fra il volgo dei popoli da spartirsi indifferentemente fra i potentati d'Europa.
La famiglia del Saffi aveva vissuto quel periodo tormentoso. Il padre s'era mescolato, inoltre, ai più decisi rivoluzionari del '31, subendone le conseguenze. Il figlio conservava in sé quel patrimonio di speranze e di amare delusioni.21)
Rivalutare il Medio Evo significava, per chi viveva in questa tem­perie spirituale, riconnettere le radici del popolo italiano con Roma e con la sua civiltà: ma si potevano scavalcare le invasioni barbariche? Eppoi, anche se questo fosse stato possibile, dove ritrovare il filo ininter­rotto del progresso fra la storia antica dell'Italia e quella medievale e moderna?
Il problema si era già presentato al Manzoni del celebre Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia, che suscitò la nota, lunga e importante polemica non soltanto letteraria. Nei suoi manoscritti, Aurelio Saffi, manifesta ammirazione per il Manzoni e per Ludovico Antonio Muratori, che aveva riscoperto le tradizioni italiche dell'età di mezzo. Ma a lui la luce completa del suo problema venne dallo studio storico del Cristianesimo, condotto prevalentemente su testi dei cattolici liberali francesi.
Già Herder lo aveva avvertito dell'importanza della religione per lo sviluppo delle nazioni e dell'umanità. Sebbene attento alle azioni e reazioni di un popolo determinate dall'ambiente anche geografico, il pensatore tedesco aveva messo in evidenza la forza irresistibile della parola, del verbo di una religione e da essa diffuso tra gli uomini. Aveva portato esempi storici, a partire dall'oracolo di Delfi. Nello stesso tempo Herder aveva ammonito sulla differenza tra gli esseri naturali, che si sviluppano infallibilmente secondo il loro seme, e l'uomo, al quale la legge del suo sviluppo deve essere comunicata mediante l'educazione, mini
21) Ricordi e scrìtti, cit., I, pp. 29-30.