Rassegna storica del Risorgimento
SAFFI AURELIO
anno
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1992
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pagina
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445
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Gli studi giovanili di Aurelio Saffi 445
Sulla scia di questo pensiero il Saffi, che già aveva ricollegato gli utopisti del suo secolo agli ordini religiosi del Duecento, percorse anche i secoli successivi e si soffermò sugli Anabattisti, sul loro sogno nel '500 di un prossimo regno di Sion di completa libertà e felicità sotto il Vangelo, dell'innalzamento di tutto ciò ch'era stato abbassato, e di abbassamento di tutto ciò ch'era stato innalzato, della comunione dei beni, di una monarchia universale sotto l'autorità di un solo uomo direttamente ispirato da Gesù Cristo. Il Lerminier gli fece intrawedere la possibilità che molte delle idee del Fourier fossero state ispirate dagli Anabattisti.361
Dalla lettura dei testi mistico-utopistici ritrasse la conferma dei princìpi interpretativi, che gli erano serviti a intendere il Medio Evo, questa volta, però, applicandoli al mondo contemporaneo. Nei suoi Pensieri vari afferma che le esorbitanze sociali , come egli chiama gli scontri di classe, derivavano da una stessa causa, fossero esorbitanza di sovrani o di popoli. Il dispotismo individuale e la libertà anarchica e licenziosa erano frutto del medesimo seme. Nell'uno e nell'altro caso l'uomo si sottraeva alla legge morale, all'autorità della ragione e della religione, all'armonia dell'idea divina , che si (realizza nelle società umane bene ordinate, per darsi in preda alle sbrigliate scapestrerie dell'estro individuale, dell'arbitrio delle passioni; è insomma il senso, la materia essenzialmente individuale, slegata, contingente, irrazionale che uccide l'uomo, cioè l'armonia, la legge, il rapporto tra il diritto e il dovere. Tornava la barbarie con il trionfo dell'elemento sensuale , come egli scrive, intendendo l'individualismo egoistico inevitabile causa, nell'età moderna, non più del feudalesimo, ma del capitalismo, sempre tenendo presenti le sue dolorose conseguenze, da una parte, e gli eccessi sanguinari della Rivoluzione francese, dall'altra. E insisteva: Egli è che passa un intrinseco e "vitale rapporto tra i princìpi filosofici, e le credenze d'una nazione, e le sue azioni pratiche, e che il sensualismo essendo una filosofia che mette in trono l'individuo e che la rompe affatto con ogni genere di rapporti che trascendine l'individualità, non può nella pratica sociale realizzare altro stato che quello di guerra tra queste molteplici individualità, perché il sensualismo in filosofia, è, in morale e in politica, gretto egoismo .37*
L'Altmeyer lo confortava in questa tesi, sostenendo che l'assolutismo e la libertà sfrenata erano entrambi fuori del diritto, in quanto violavano le leggi eterne di Dio, in presenza delle quali non esisteva né la sovranità del re, né quella del popolo. Dio solo era il re e il padrone. Erano fuori del diritto, proclamava lo stesso autore, anche le massime di governo di lasciar fare, lasciar dire, libertà in tutto e per tutto: esse legalizzavano ogni aberrazione dell'individualismo. La vera libertà non poteva non essere la realizzazione della legge morale, e dunque l'idea dello Stato come custode della libertà non poteva essere puramente negativa. Essa implicava l'idea di un'azione cooperante ad effettuare le condizioni necessarie allo sviluppo normale delle umane facoltà.38)
36) iyit lt cari. 1, Memorie storiche e filosofiche .
37) pfj Cristianesimo nel suoi rapporti coi sistemi filosofici .
38) hi, I, cart. 1, Pensieri , passim. Cita da JEAN-JACQUES ALTMEYER, Cours de philosophte de Vhistoire, 1840.