Rassegna storica del Risorgimento
DE SANCTIS FRANCESCO SCRITTI POLITICI
anno
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1992
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pagina
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452
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452
Giovanni Paoloni
ordinati in tre gruppi: il primo comprende Un viaggio elettorale, il secondo una serie di Corrispondenze parlamentari inviate al giornale L'Italia dalla capitale, prima Torino e poi Firenze, dal 1864 al 1867, il terzo un gruppo di elogi, cenni biografici o necrologie inseriti nelle citate corrispondenze de L'Italia o nei Saggi critici o altrove, come è detto ai luogo opportuno [...]. Abbastanza noti, almeno in parte, i cenni biografici; del tutto sconosciute sono le Corrispondenze parlamentari se se ne eccettuano alcune, come quelle riguardanti lo scandalo Bastogi ripubblicate da Felice Battaglia o quelle riguardanti i sanguinosi fatti di Torino del 1864 ripubblicate da Edmondo Cione. Il De Sanctis in genere le scriveva durante le stesse sedute e le inviava per posta a Napoli al loro termine. Molto probabilmente alcune di esse sono scritte da qualche deputato amico e collega del De Sanctis, ma nell'impossibilità di compiere una cernita abbiamo preferito largheggiare nella scelta.17) È qui impiegato un criterio di attribuzione che Cortese utilizza senza tuttavia esplicitarlo: noi sappiamo che il giornale, per motivi di economia, non aveva un corrispondente parlamentare, e sappiamo altresì dall'epistolario che questo ufficio veniva svolto regolarmente dal De Sanctis, che talvolta cercava di farsi sostituire da qualche collega, per ragioni di stanchezza o di salute, o altro; sappiamo dalla stessa fonte che egli tentò anche di assumere come collaboratore in pianta stabile qualche collega, facendo leva sull'ascendente personale o sulla necessità economica (i deputati non godevano allora di alcuna indennità), senza riuscirvi. Logico dunque attribuire al De Sanctis quasi tutte le corrispondenze parlamentari de L'Italia, salvo casi motivati di esclusione, scontando un certo rischio di attribuire a lui scritti da lui stesso commissionati a qualche collega. Il ragionamento di Cortese non fa una piega, salvo il difetto di non essere chiaramente esplicitato: qualche motivo di insoddisfazione lo lascia invece il trattamento dei testi, cuciti in base ad un criterio tematico-cronologico, e senza precisa indicazione dei tagli, che pure ci sono, tanto che in alcuni casi parti della stessa corrispondenza sono pubblicate in luoghi diversi del volume, o addirittura omesse. Per questo trattamento dei testi dal punto di vista sia dell'ordinamento, sia della pubblicazione, ritengo che questa edizione, nonostante rappresenti un grosso miglioramento rispetto alle precedenti, non possa essere considerata un punto d'arrivo. E perciò ritengo che sia giustificato affermare, come ho fatto all'inizio, che il problema dell'edizione degli scritti e discorsi politici di De Sanctis non ha ancora trovato una sistemazione soddisfacente. Resta da chiedersi se questa situazione sia dovuta semplicemente ad una casuale concatenazione di eventi, oppure se non vi sia in qualche modo, sullo sfondo della storia che ho raccontato, una qualche ragione rilevante per la storia della critica desanctisiana; se lo chiedeva già Cortese cinquantanni orsono, e rispondeva così: Il De Sanctis non curò di riunire in volume i suoi scritti e discorsi politici: si limitò a ristamparne alcuni pochi [...]. Ed anche dopo la sua morte per molto tempo fu quasi del tutto trascurato questo aspetto della sua attività, considerata come di ben scarsa importanza, se non addirittura dannosa
17> Cfr. Un viaggio elettorale, seguito da discorsi biografici, dal taccuino parlamentare e da scrìtti politici vari, cit., pp. XV-XVI.