Rassegna storica del Risorgimento

COLLEGIO ASIATICO DI NAPOLI; CORRENTI CESARE; PROPAGANDA FIDE S
anno <1992>   pagina <471>
immagine non disponibile

C. Correnti e Propaganda Fide intorno al 1870 471
la gestione dell'antico Collegio di Matteo Ripa in mano delTamministrazione scolastica italiana.49*
Tuttavia, a far fallire ogni speranza -di un pieno sviluppo del Collegio Asiatico aveva contribuito in modo decisivo la scarsa attitudine dei con­gregazionisti della S. Famiglia a gestire il convitto religioso. Proprio alla vigilia delle sue dimissioni da ministro, lo stesso Correnti con una certa amarezza doveva ammettere il fallimento dei suoi disegni sull'Istituto napoletano: Il Collegio Asiatico per la poca attitudine di que' Sacerdoti a governare la scuola non prende buon avviamento. Ora mi si dice che parecchi arabi attirati a Napoli dal titolo promettente del Collegio, se ne sono partiti scontenti .50'>
Si andava così delineando lentamente, ma inesorabilmente, con un sostanziale insuccesso il tentativo di Correnti intrapreso sin dal 1867 di avviare una politica di espansione culturale e politica in Oriente attra­verso l'Istituto fondato da Matteo Ripa. Il Collegio Asiatico subirà ulteriori riforme con il Bonghi nel 1875 e con il De Sanctis nel 1878, senza peraltro risolvere i problemi di fondo che ostavano al suo sviluppo.51) Nel 1881 il
49) ,La posizione di Propaganda Fide sul Collegio Asiatico era illustrata da mons. Simeoni all'arcivescovo di Napoli, entrato anch'esso nella logica di proporre qualche progetto di riforma: Il lodato E.mo Prefetto divide anche con V.E. il vivo desiderio di salvare l'Istituto e il suo patrimonio, ed a questo scopo ha sem­pre mirato con non avanzare per parte della Prop[agand]a alcun reclamo che po­tesse in qualsivoglia maniera renderne peggiore la condizione; e nello stesso tempo per non approvare quanto fino al presente si è fatto ha creduto opportuno [...] che questa S. Congr[egazion]e si mantenesse intieramente passiva. Nemmen sarebbe alieno il medesimo Card. Prefetto dal coadiuvare V.E. nella esecuzione del suaccennato pro­getto, se non vi frapponessero due difficoltà. La prima che non saprebbe nel mo­mento come vincere la mancanza di soggetti da V.E. ricercati, i quali riuniscano alle altre doti indicatemi anche quella della pratica di varie lingue. Per quanto siasi ciò pensato non fu dato di fermare il pensiero sopra alcun cognito alla Propaganda. L'altra difficoltà è ingenita a Sua Eminenza dal timore che qualunque passo si faccia anche indirettamente dalla Propaganda possa compromettere il principio adottato di non partecipare anche menomamente all'azione che esercita il Governo (Simeoni a Riario Sforza, 21 novembre 1871, in APF, Lettere e Decreti della S. Congregazione e Biglietti di Mons. Segretario, voi. 368, fi. 1398v-1399r [il corsivo è nostro]). Le motivazioni politiche di questo rifiuto di collaborazione con le autorità italiane verranno chiarite più avanti nel testo.
50 Correnti a Miniscalchi, [Roma], 5 aprile 1872, n. 900 (minuta), in ACS, Ministero della Pubblica Istruzione, Personale 1860-1880, fase. Miniscalchi Erizzo Francesco.
51) Ancora in una relazione del 1877, il Kerbaker, che nel 1873 si era dimesso da direttore del Collegio Asiatico, aveva contestato duramente l'impostazione di fondo data dall'amministrazione scolastica nel corso delle sue riforme a quell'Istituto, in cui erano accozzati insieme ragazzi cinesi e arabi di differente indole, educazione, e cultura: Questo cosi strano ed eterogeneo accozzamento collegiale , asseriva lo scien­ziato, è l'idea della Propaganda, riprodotta in meschine proporzioni nel Collegio dei Cinesi [...]. Ma il concetto che presiede Propaganda è l'unificazione religiosa, operata coi mezzi artificiali e coattivi dell'ascetismo e della dottrina dommatica, che sono la più compiuta negazione del tirocinio scolastico e dell'educazione civile. Questi padri Lazzaristi, rozzi e ignorantissimi quali sono, senza mai essere usciti da Napoli, sono capaci, colla loro disciplina cattolica e gesuitica, a ridurci parecchi ragazzi, cinesi,