Rassegna storica del Risorgimento

GUERRA ITALO-TURCA 1911-1912; MEZZANO SEBASTIANO LETTERE
anno <1992>   pagina <491>
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Lettere sulla guerra Itala-turca
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giorni agli avamposti (un giorno con due compagnie, un giorno colle altre due); due giorni comandante la ridotta n 4; due giorni che dovrebbero essere di riposo, invece servono per ricognizioni al di là degli avamposti e perciò, oltre la perdita del tempo, vogliono relazioni sopra relazioni.
Qui ogni notte si può dire si fanno fucilate e cannonate, con poche perdite da parte nostra e molte da parte dei turchi beduini. Dei primi se ne vedono pochi. Io ho avuto il battesimo del fuoco diverse volte, ma il giorno di Natale l'ho avuto completo. Comandavo la ridotta n 4. Avevo due compagnie nel mio bel battaglione, una batteria in sei pezzi, un piccolo reparto del genio (tele­grafisti e attivi).
Il giorno avanti, verso le 23, ricevo dal Comando generale un telegramma che il nemico avrebbe fatto un attacco generale il giorno di Natale. Accolta da noi (dopo poche parole rivolte ai miei ufficiali) la lieta notizia, inviammo un grido alla patria nostra. Verso le IVz del 25 una mia vedetta ch'era sul ponte del comando mi dice: Signor Maggiore si vede nella direzione dell'Oasi delle 2 palme qualche uomo isolato. Prendo il binocolo, guardo e vedo che truppa a piedi cercava di mettersi al coperto nell'oasi (distante circa un km). Poco dopo vedo un reparto di cavalleria e allora ordino al comandante della batteria che mi spazzasse il terreno dal nemico e apre il fuoco a circa 1000 m. È inutile che io ti dica che dalle IVA alle 16 è stato un continuo attacco. Il nemico aveva artiglieria (6 pezzi) che fu ridotta al silenzio dalla mia batteria e dalle batterie degli altri trinceramenti. Era corsa anche la nave S. Marco, ma stante il mare agitatissimo non ha potuto far fuoco e dovette sempre avere le macchine accese e tenersi al largo.
Mi sono convinto che aveva dei buoni tiratori, perché qualche adrapol riuscì a scoppiare dentro e vicino alla ridotta. Verso le 17 ebbi il cambio che desideravo, perché tutti ci eravamo cibati di un pezzetto di pane da soldato. Al ritorno all'accampamento fui accolto con entusiasmo dai colleghi e superiori. Ti dirò, ma desidero che non sia propagato, che il mio Colonnello mi ha proposto per un encomio.
Ti dirò ora due parole su questo suolo che si può dire italiano. Bengasi e tutti i dintorni sono belli e il terreno fertilissimo. Il clima si può dire quello da noi in Giugno. Di notte scende la temperatura a 10 o 8 gradi. Acqua molta, ma salmastra. Si trovano però pozzi d'acqua dolce. La popolazione è mista: araba, greca e maltese. Qualche italiano risiede nella nuova colonia. Il Banco di Roma vi possiede molti terreni che sono bellissimi.6 Ho visto certi campi coltivati come i nostri orti: sono belli veramente. Se ci fossero i nostri contadini!
Quando il possedimento sarà confermato dalle altre nazioni e che la pace regnerà in questi suoli, vengano i nostri bravi contadini e confermeranno quello che t'ho scritto.
Io un trovo bene in salute, solo soffro il sonno perché, Giacomino mio, io non dormo che poche ore. Mangio moltissimo quello che mangiano i nostri soldati, ch'è buono e abbondante.
I nostri soldati sono grati ai loro buoni fratelli per i regali di Natale. Hanno ricevuto vini, carte da scrivere ecc. e tutto in abbondanza.
Ho ricevuto il giornale Caflaro1) colla corrispondenza di Celle. Apprendo da detto giornale che in Tripolitania e in Cirenaica ci sono trenta Cellesi. È vero?
6) Il Banco di Roma, assicuratasi qualche concessione mineraria dal governo turco verso il 1905, divenne in pochi anni il maggior latifondista della Libia, fisso si intuisce propagandò la guerra.
7) // Caflaro, quotidiano fondato a Genova nel 1875 da Anton Giulio Barrili, letterato e garibaldino. Destinato a lettori di estrazione medio-borghese, la testata morirà subito dopo la seconda guerra mondiale.