Rassegna storica del Risorgimento
GUERRA ITALO-TURCA 1911-1912; MEZZANO SEBASTIANO LETTERE
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1992
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505
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Libri e periodici 505
con l'intero ambiente familiare, eon gli stessi amici più cari. Sono notazioni accorate, dominate da una profonda insoddisfazione che giunge persino ad un dichiarato desiderio di morte.
Quando penso alla mia situazione attuale (annotava Camillo il 28 gennaio 1834), non posso evitare di convenire con me stesso di essere in una posizione falsa e dolorosa, per me e per gli altri. Nei rapporti familiari non ho maggiori consensi. Amo la mia indipendenza più di qualsiasi altra cosa, e sono il più dipendente degli uomini: sono figlio di famiglia in tutto il significato del termine [...]. Mio fratello non pensa che a suo figlio; il nostro antico legame, basato solo su ima comunanza intellettuale, non esiste più ora che la pensiamo così diversamente sul problema principale della sua vita: l'educazione di suo figlio. Non ci vogliamo più bene. È già molto se ci rivolgiamo la parola su argomenti indifferenti. Mia madre mi ama ancora, credo che mi ami ancora molto [...] ma in fondo io non sono indispensabile alla sua felicità; ella ha trovato nei suoi nipotini, che l'assorbono completamente, qualcosa cui affezionarsi e dedicarsi più vicino alla sua sensibilità. Papà è molto buono, ma la sua bontà è un po' superficiale [...]; se venissi à mancargli porterebbe tutto l'affetto sui nipotini [...]. Tutti quelli che mi conoscono mi vogliono bene, ma io non sono necessario a nessuno, al massimo sono utile, in qualche modo, a uno o due. Potrei, dunque, lasciarli senza rimorsi. Così nessun legame forte mi lega alla vita ed ho molte ragioni per esserne disgustato. L'avvenire, lungi dal sorridermi, mi offre soltanto un progressivo e continuo aggravarsi d'affanni. Che sarà di me a trent'anni? Piuttosto che figlio di famiglia, come ora, preferirei mille volte non essere più a questo mondo .
Un lettore frettoloso potrebbe, sulla base di queste frasi, attribuire al giovane Cavour una natura radicalmente pessimista e, comunque, tutta incline all'introspezione. In realtà, quell'amaro giudizio sulla inutilità della sua esistenza nasceva in Camillo dalle previsioni del tutto negative sulle prospettive di una sua collocazione in una società retta da princìpi ch'egli non poteva in nessun modo condividere e nella quale non avrebbe potuto adempiere ai doveri del proprio stato.
Ma questo ripiegamento su se stesso era poi largamente superato dalla sua intensa vitalità e da quella innegabile alta coscienza di sé ch'egli ebbe sempre e che restarono, come ha dimostrato Rosario Romeo, gli elementi costitutivi della sua forte personalità. Nei Diari di quegli anni, infatti, oltre ai problemi personali ed esistenziali, trovarono larghissimo posto i problemi dell'insegnamento, del pauperismo, delle carceri, ai quali dedicherà i primi studi.
Proprio nel 1835 apparve a Torino un volumetto anonimo, subito recensito con grande favore da Cesare Balbo, nel quale il giovane Cavour riassumeva la relazione della commissione di inchiesta sulla legislazione pauperistica inglese, redatta da Senior e da Chadwick. I viaggi a Parigi e a Londra e la lunga permanenza nei maggiori paesi dell'Europa occidentale consentirono a Cavour di conoscere un mondo politico e intellettuale costituito dai migliori ingegni europei da Victor Cousin a Thiers, da Michelet a Pellegrino Rossi, da Mignet a Tocqueville a Guizot. Si formò allora quella fiducia di Cavour nel progresso civile ed economico come unico mezzo per trasformare l'intera società che conserverà sempre, insieme con la persuasione che mutamenti violenti avrebbero avuto l'unico effetto di preparare regimi illiberali.
In un secondo tempo, quando l'amministrazione dei beni e gli studi e, successivamente, l'attività politica lo assorbirono completamente, Cavour abbandonò il colloquio con se stesso, rappresentato dai Diari e si dedicò tutto allo scambio epistolare. Per questo motivo le testimonianze migliori sulle sue vicende politiche, sui suoi progetti, sulle sue delusioni, sulle sue iniziative diplomatiche andranno cercate soprattutto nelle lettere numerosissime che scriveva, cioè nel quotidiano colloquio con gli altri.
Da allora nei Diari troveremo soltanto notizie telegrafiche, appunti rapidi, lunghe serie di indirizzi di persone da visitare, inviti a pranzo ed a cena, conti di gioco. Ad esempio, il 3 novembre 1852, il giorno in cui Cavour ebbe dal re l'incarico di