Rassegna storica del Risorgimento

GUERRA ITALO-TURCA 1911-1912; MEZZANO SEBASTIANO LETTERE
anno <1992>   pagina <513>
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Libri e periodici 513
città-mare. Messina è stata nel Seicento uno degli empori più ricchi del Mediterraneo . Vengono esaminati quindi i periodi asburgico e borbonico, riformistico, illuministico e rivoluzionario. Ugualmente attenta ed essenziale è la ricostruzione degli eventi del XIX secolo con un'apertura sulle pagine politicamente più significative. La carrel­lata trova il suo epilogo negli sconvolgenti momenti del terremoto del 1908.
Ma Messina lo mostra con amore di figlio, con orgoglio dì cittadino ma con serietà di studioso Salvatore Calieri non si è fermata, è rinata, pur tra problemi insoluti e disfunzioni sempre più pesanti.
VINCENZO G. PACIFICI
ROBERTO G. SALVADORI, La comunità ebraica di Pitìgliano dal XVI al XX secolo; Firenze, Editrice La Giuntina, 1991, in 8, pp. 156, L. 20.000.
La storia della comunità ebraica dà Pitigliano, piccolo centro toscano oggi in provincia di Grosseto, non si discosta molto da quella delle altre comunità israelitiche limitrofe: a Pitigliano, cosi come nelle zone circostanti, si rifugiarono dopo la metà del XVI secolo molti ebrei provenienti da Roma, Ancona, Firenze e Siena, dove le disposizioni persecutorie emanate dai Pontefici e da Cosimo I, miranti a confinarli all'interno dei ghetti, li avevano portati alla dolorosa decisione di fuggire dai luoghi natii. All'interno dà feudi isolati quali Pitigliano, Monte San Savino, Lippiano ed altri ancora posti al confine tra lo Stato Pontificio ed il Granducato di Toscana per circa mezzo secolo le poche decine di ebrei che erano riusciti a trovarvi rifugio poterono vivere in condazioni accettabili, quasi paritarie se poste a confronto con quelle degli altri abitanti (sebbene privi di diritti politici come del resto molti degli stessi cittadini cristiani essi godevano tuttavia di tutti quelli civili, ivi compreso quello alla proprietà, altrove loro negato). Successivamente, con il passaggio di Pitigliano dalle mani degli Orsini a quelle dei Medici (1608), le cose peggiorarono: anche gH ebrei pitiglianesi furono costretti a subire gli atti persecutori tipici dell'età della Controriforma: il ghetto, il segno distintivo, l'obbligo di ascoltare le prediche volte a convertirli e via dicendo, con modi forse meno violenti di quelli esercitati altrove, ma non per questo meno umilianti e gravosi. A partire dalla seconda metà del XVIII secolo si assistette all'ennesima inversione di tendenza, coincidente cronologica­mente e non certo casualmente con il primo periodo lorenese, e manifestantesi concretamente con un miglioramento sensibile delle condizioni di vita degli ebrei: la morsa del ghetto si allentò, il segno distintivo scomparve, vi fu il riconoscimento di alcuni diritti politici. Erano le premesse di quello che parentesi rivoluzionaria a parte si sarebbe verificato in maniera definitiva solo attorno alla metà dell'Ottocento, quando in Toscana gli ebrei raggiunsero l'emancipazione totale (prima dei loro corre­ligionari italiani e prima del conseguimento dell'unificazione nazionale). La comunità ebraica di Pitigliano raggiunse in questo periodo la massima espansione, arrivando alle oltre 400 anime, equivalenti a circa il 10 della popolazione totale, ma poco dopo la curva demografica subì un'involuzione netta e costante nel tempo: 338 gli ebrei risultanti dal censimento del 1861, 250 nel 1900, 120 nel 1925, 70 nel 1938, 39 nel 1948, 25 nel 1962. Nel 1931 la comunità di Pitigliano perse la propria autonomia e venne aggregata a quella di Livorno; i tragici eventi successivi, leggi razziali (1938) ed olocausto, furono comuni a quelli subiti da tutte le comunità israelitiche italiane: anche a Pitigliano i provvedimenti razziali colsero di sorpresa la maggioranza
7) M. PETROCCHI, La rivoluzione cittadina messinese del 1674, Firenze, Le Mon-nier, 1954, p. 25.