Rassegna storica del Risorgimento
GUERRA ITALO-TURCA 1911-1912; MEZZANO SEBASTIANO LETTERE
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1992
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Libri e periodici
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l'eredità di Ridolfi come direttore dell'Istituto dopo che questi, nel 1845, era stato chiamato dal Granduca a svolgere le mansioni di educatore del proprio figlio.
Della fase successiva, quella che va dal 1870 ai nostri giorni, si sono occupati nel libro Antonio Benvenuti e Ranieri Favilli, che in passato hanno ricoperto entrambi la carica di preside della facoltà. Il loro contributo non ha purtroppo le caratteristiche di quello relativo al periodo precedente, e ciò senza dubbio non giova all'equilibrio del volume. Si tratta di una rapida sintesi delle vicende interne della facoltà e di una rassegna altrettanto scarna e ridotta all'essenziale di notìzie biografiche sui principali direttori, presidi e insegnanti che essa ha ospitato negli anni presi in esame. È vero altresì che fin dagli ultimi decenni dell'Ottocento la facoltà perse quella dimensione eminentemente toscana che ne aveva fatto fino ad allora uno dei centri nevralgici del dibattito politico e culturale sugli equilibri economico-sociali della regione. Ed è vero anche che essa non gravitò più intorno ad una sola grande personalità, come era accaduto in passato con Ridolfi e Cuppari, che fosse capace di attirare l'interesse della più apprezzata scienza agronomica italiana e straniera. La storia del periodo successivo è spesso anche la storia dei tanti oscuri atti amministrativi e degli infiniti impacci burocratici legati alla gestione statale. Resta però il rimpianto per non aver visto applicare alla fase tardo-ottocentesca e novecentesca della storia della facoltà quella vasta e profonda capacità di analisi e di ricostruzione critica, che ha sorretto invece gli autori del primo saggio.
FULVIO CONTI
GIORGIO CAMPANINI, Rosmini politico; Milano, Giuffrè, 1990, in 8, pp. 209. L. 20.000.
Campanini continua, in questo libro, un discorso iniziato con il volume Antonio Rosmini e il problema dello Stato ;(1983) e proseguito con lo studio Antonio Rosmini -Il fine della società e dello Stato {1988), di cui abbiamo avuto modo di parlare nel quarto fascicolo 1989 della Rassegna.
Si tratta, questa volta, di un approfondimento che ripercorre alcuni temi relativamente poco noti del pensiero politico rosminiano, concentrando l'attenzione su tre fondamentali concetti: la centralità della persona, il primato della società civile sullo Stato, il sistema politico concepito come complesso di garanzie delle libertà individuali. La struttura di base della riflessione rosminiana regge ancora alla sfida del tempo? Per rispondere è necessario soffermarsi almeno su due suoi motivi essenziali: il ruolo della famiglia e quello della proprietà privata. Il personalismo rosminiano trova, infatti, nella società domestica un importantissimo punto di riferimento. La sua rilevanza politica è evidenziata già dal grande spazio che il filosofo roveretano accorda alla trattazione della famiglia nelle opere principali. La società domestica è, per Rosmini, originaria e irriducibile rispetto alle altre e ha un suo fine e una sua struttura autonomi ...] luogo di valori etici in quanto luogo di umanità [...] oltre che sede di affetti, anche sede di morale dignità (p. 69). Da qui prende le mosse Campanini per esporre le sue considerazioni completamente in linea con le teorie neo-liberiste che hanno caratterizzato questi ultimi anni. Egli afferma, infatti, che riducendo la famiglia alla sola relazione di coppia e all'area affettività-sessualità-procreazione si finisce per accollare all'area del pubblico una serie di compiti e di oneri, dalla socializzazione all'assistenza, che il settore pubblico [...] non è in grado di svolgere, facendo così dello Stato assistenziale (Welfare State) una promessa che non può essere mantenuta [...], La totale privatizzazione della famiglia, in altre parole, lascia un vuoto non soltanto costosissimo a colmarsi sotto il profilo economico, ma anche e