Rassegna storica del Risorgimento

GUERRA ITALO-TURCA 1911-1912; MEZZANO SEBASTIANO LETTERE
anno <1992>   pagina <522>
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Libri e periodici
soprattutto socialmente e politicamente pericoloso (p. 73). Campanini condanna, quindi, la presunta fagocitazione della famiglia da parte della società civile nella sua moderna versione di Stato assistenziale <p. 73). Ora, pur non negando la crisi dell'istituzione familiare e gli effetti sociali che questo fenomeno comporta, crediamo che non si riuscirà mai a capire molto di certe dinamiche fino a quando si continuerà a parlare della famiglia in termini di originarietà e di eticità , fino a quando cioè non si riconoscerà che le trasformazioni della sua struttura e delle sue funzioni nel corso della storia sono sempre state strettamente collegate ai cambiamenti dei modi di produzione in cui la famiglia si è trovata inserita. In questo senso il capitalismo, che ha prodotto la costituzione di due classi contrapposte formalmente entrambe libere , di cui una possiede accanto ai mezzi di produzione anche il comando della divisione sociale del lavoro, mentre l'altra è proprietaria soltanto di una disponibilità di forza-lavoro che trova davanti a sé un' economia le cui leggi le sfuggono, comporta necessariamente una falsa coscienza in cui l'ideologia della libertà e della respon­sabilità personali deve coesistere contradditoriamente con l'ideologia della necessità del rispetto dei vincoli economici.
Strettamente collegate a questa problematica ci sembrano le riflessioni dell'A. sulla dottrina rosminiana della proprietà. Per Rosmini la proprietà è essenzialmente attività. La cosa posseduta è una forza del soggetto, una potenza di operare, come un aumento della mia libertà (p. 134). La dura polemica antisocialista del filosofo cattolico trova in questo pensiero la sua fondazione teorica. Secondo Campanini, con la sua concezione della proprietà privata Rosmini si farebbe difensore non dei diritti dei proprietari, ma dell'essere profondo della persona. Eppure a noi pare che proprio la riflessione sulla dialettica della proprietà sia il luogo concettuale privilegiato in cui la filosofia del Roveretano mostra tutti i suoi limiti. Il paradosso della proprietà capitalistica, che Rosmini non tenta neppure di affrontare, sta in ciò, che essa si pensa originariamente come proprietà individuate, che deriva legittimamente dal lavoro intellettuale e manuale prestato dal singolo, mentre la sua irresistibile attuazione la porta a trasformarsi in proprietà privata, la cui condizione di esistenza legale è resa possibile proprio dal suo privare gli altri dall'averne una simile. Il pensiero politico di Rosmini può essere quindi inserito in senso lato nel filone del cattolicesimo-liberale dell'Ottocento. Lo confermano anche il suo costituzionalismo e la sua proposta della creazione di un Tribunale politico inteso come forma di tutela giurisdizionale dei diritti di tutti i cittadini e l'affermazione dell'autonomia spirituale di una Chiesa liberata dalle catene del temporalismo.
Molteplici sono le fonti del pensiero politico rosminiano. È evidente l'influenza della filosofia tedesca (Hegel, Heller), ben conosciuta nel Trentino asburgico. Riguardo alla fondamentale questione hegeliana della dialettica tra servo e padrone, Rosmini afferma che nessuno è in linea di principio servo o padrone e che la società non può realizzarsi nella sua pienezza, se non dopo l'abolizione dei rapporti di dominio, poiché una vera relazione sociale presuppone la esistenza di due esseri ugualmente liberi e responsabili, mentre nel rapporto fra servo e padrone questa premessa viene meno (pp. 130-131). Senonché Rosmini delinea, con la sua filosofia della proprietà privata sacra e inviolabile, con la sua proposta di una rappresentanza politica legata al censo, con il suo ripudio della sovranità popolare e la sua preferenza per un governo monarchico temperato dalle leggi , un tipo di organizzazione sociale e politica in cui l'antinomia fra servo e padrone viene superata solo a chiacchiere. Né certo una soluzione al dilemma è costituita dall' esercizio della carità . Insomma, riandare a Rosmini oggi non significa nuotare contro corrente come pensa Campa­nini significa semmai seguire la corrente. La presenza di Rosmini all'interno di un pensiero debole o di una cultura pragmatica e consumista non è inutile, ma essenziale. L'attualità di Rosmini sta infatti, a nostro parere, nell'avere indirettamente fornito le coordinate filosofiche necessarie per riformulare il contenuto religioso tradì-