Rassegna storica del Risorgimento
GUERRA ITALO-TURCA 1911-1912; MEZZANO SEBASTIANO LETTERE
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1992
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526
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526 libri e periodici
NADIA URBINATI, Le civili libertà. Positivismo e liberalismo nell'Italia unita, prefazione di N. Bobbio; Venezia, Marsilio, 1990, in 8, pp. X-249. L. 35.000.
Nella nuova Italia gli interpreti e i difensori delle civili libertà (l'espressione è del Romagnosi) furono pochi e poco considerati. Tra essi, gli amici e i seguaci radicali e federalisti dì Carlo Cattaneo, ma anche un moderato come Pasquale Vinari, il maestro di Gaetano Salvemini. Tutti ebbero in comune la condivisione del pensiero filosofico e politico di John Stuart Mill e il proposito di favorirne la diffusione nella cultura del loro tempo. Mill fu uno degli autori più tradotti nell'Italia dell'Ottocento. Se la sua filosofia ebbe pochissima fortuna, il suo liberalismo attraversò invece tutta la classe politica ed intellettuale italiana: fu come un crocevia di strade diverse per provenienza e destinazione. Ciò vale per Francesco Ferrara e per Vilfredo Pareto, per Marco Minghetti e per Luigi Luzzatti, per i liberisti della Società Adamo Smith e per i vincolisti del Giornale degli economisti.
La storia quasi sconosciuta di questa fortuna meritava di essere ricostruita, sia attraverso gli autori che l'opera di Mill avevano letta, commentata, discussa, sia attraverso l'influenza preponderante che essa aveva esercitato nel dibattito economico (prò e contro lo Stato minimo), in quello politico (sulle istituzioni della democrazia rappresentativa, l'allargamento del suffragio, prò e contro la rappresentanza proporzionale) e in quello filosofico (prò e contro l'utilitarismo) sia attraverso le numerose traduzioni che si andarono rapidamente pubblicando, a cominciare dai Princìpi di economia politica, apparsi nel 1851 nella Biblioteca dell'economista. A ricostruire questa storia si è accinta con ampiezza e novità di documentazione Nadia Urbinati, che ci ha dato un libro interessante, utile, di buona lettura, ricco di notizie e di spunti di riflessione. I personaggi principali della narrazione sono, da un lato, Pasquale Villari, che intrattiene con Mill una corrispondenza dotta ed amichevole per diciotto anni, diventa il primo e più convinto diffusore dell'opera di Mill in Italia, e con la prolusione fiorentina del 1865 getta una delle basi del positivismo critico italiano; dall'altro, Carlo Cattaneo, il cui pensiero ha singolari consonanze con quello milliano, tanto per quel che riguarda la concezione antagonistica e progressiva della storia, quanto per lo spirito riformatore che lo muove, animato dall'ideale del liberalismo economico e politico, in cui è evidente il modello inglese, tanto che i suoi discepoli, Jessie White Mario e Alberto Mario lo presentano ai loro lettori come il Mill italiano. Accanto ai due protagonisti compaiono, via via che la narrazione si svolge, altri personaggi maggiori e minori della vita intellettuale del tempo, il grande economista Francesco Ferrara, il giovane Pareto del periodo fiorentino che si batte a favore della rappresentanza proporzionale, uomini politici autorevoli come Minghetti e Zanardelli, studiosi di diritto pubblico e di scienza politica come Giuseppe Saredo, Saverio Scolari, Luigi Palma, Attilio Brunialti, Salvatore Morelli, autore del libro La donna e la scienza (1869) che esce corredato di giudizi di autori stranieri, tra i quali lo stesso Mill.
Il libro dà conto ampiamente del dibattito sia politico sia filosofico. Il dibattito politico verte sul liberalismo, quello filosofico sul positivismo, donde il sottotitolo dell'intera opera. I due dibattiti sono tra loro intrecciati. Anche la fortuna di Mill nel nostro Paese, infatti, è sempre stala legata al riemergere di tanto in tanto dell'interesse congiunto per le idee liberali e per la filosofia positiva. Non per nulla, il pensiero politico e morale di Mill fu la filosofia civile del liberalismo ottocentesco. Come teorico del governo rappresentativo, egli segnò il passaggio dal liberalismo classico al liberalismo democratico. Difese 11 suffragio universale contro quello censitario e avvertì l'esigenza di integrare la politica dei diritti con una teoria della giustizia sociale. Assegnò alla politica una dimensione morale e vide in essa uno strumento per esprimere ed esaltare le qualità intellettuali e le virtù civili dei cittadini; secondo la migliore tradizione repubblicana, indicò nella partecipazione attiva alla vita pubblica un elemento indispensabile per la costituzione e la preservazione del governo libero.